"The French Dispatch" porta dentro tutte le ossessioni estetiche del regista, in un corpo cinematografico che non esalta l’autorialità ma cerca l’autodistruzione della stessa.
“Ghostbusters: Legacy” non è il miglior film possibile, ma è sicuramente il miglior seguito che gli acchiappafantasmi meritavano.
"Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli" è sicuramente godibile, ma mette a nudo la stanchezza di una formula che nella sua canonica ciclicità vede il suo maggior nemico.
Con "Cry Macho" Eastwood riesce nuovamente a sottolineare la bellezza di un cinema scevro da effetti speciali ed espedienti narrativi pianificati dall’ufficio marketing piuttosto che dal team creativo.
"No Time to Die" riflette sugli stereotipi che da sempre accompagnano la spia britannica e lentamente inizia a distruggerli.
Diabolik – Inizio incoraggiante “Diabolik” dei Manetti Bros, come il recente “Freaks Out” di Gabriele Mainetti, riprendono entrambi una necessità...
Era ora! È proprio il caso di urlarlo visto che dopo due film abbastanza deludenti, con “Spider-Man: No Way Home” ritroviamo finalmente il supereroe che il pubblico merita di vedere sul grande schermo.
"Matrix Resurrections" è una corsa contro l’immaginario collettivo creatosi attorno alla trilogia della matrice, ma anche un abbraccio sentito a tutti coloro che nel corso degli anni non hanno mai smesso di guardare oltre la mera superficie produttiva di un falso mito contemporaneo.
“Demonic” non convince, ma incuriosisce. Difficile consigliarlo agli amanti del genere, come agli spettatori occasionali, ma chi segue la carriera del cineasta sudafricano dovrebbe comunque concedersi la visione, che sarà sicuramente più interessante che piacevole.
In "Don't Look Up" le risate, per lo più amare, non mancano, la satira, presente ma meno tagliente dei suoi lavori precedenti, fanno di questa ultima fatica un film sulla deriva della società attuale, così in movimento eppure tanto statica
Fruito per come è stato pensato, come costola della serie televisiva, "The Witcher: Nightmare of the Wolf" assume più compattezza e compiutezza, per tutti coloro che non hanno visto la serie tv rimane una visione blanda e trascurabile.
“The King’s Man: Le Origini” perde quella carica irriverente e critica alla società contemporanea dei primi due capitoli, propone un intreccio funzionale e delle scene d'azione in gran parte riuscite, per un terzo capitolo che svecchia in qualche modo la formula.