Ghostbusters: Legacy

Ghostbusters: Legacy – Per molti, non per tutti

“Ghostbusters: Legacy” tenta di sbrogliare una matassa estremamente complicata: dare un degno seguito a una saga amatissima. In precedenza ci aveva provato Ivan Reitman con “Ghostbusters 2”, prosecuzione del primo capitolo da lui stesso diretto. Il risultato fu una pellicola divertente ma decisamente sottotono e incapace di riportare sullo schermo verve e freschezza del capostipite. Passano ventisette anni prima di rivedere la squadra di cacciatori dell’occulto nuovamente sul grande schermo. Inutile dire che dal 1989 al 2016, è cambiato il mondo e con esso anche il cinema.

Si è passati dalla realizzazione di sporadici seguiti per il grande schermo, al prodotto serializzato basato su nomi noti per creare incassi dalla base sicura. In questa ottica Paul Feig con il suo “Ghostbusters” ha l’intuizione (giusta? forse si) di portare il racconto su una deriva completamente femminile. A tavolino compie la stessa operazione che fece Reitman nel 1984. Assolda un  gruppo di attrici comiche e tenta di riscrivere un intero immaginario visivo plasmandolo sui gusti del pubblico. Inutile dire che l’azzardo seppur accattivante, si rivelò un fallimento, portando sullo schermo una pellicola incapace di rilanciare il marchio e creare un nuovo franchise cinematografico.

I motivi sono molteplici, ma principalmente è che le buone idee non sono supportate da una scrittura e regia adeguate allo scopo, il che non fa di “Ghostbusters” 2016 un disastro, ma semplicemente un film inutile. Va da sé che Jason Reitman e il suo “Ghostbusters: Legacy” devono portare sulle spalle il peso di una eredità importante sia nei successi che nei fiaschi, ma dal 2016 al 2021 il mondo è cambiato nuovamente e quindi il figlio di Ivan Reitman, ha sì un sacco di responsabilità, ma anche molte possibilità di re-immaginare le coordinate di un classico dell’intrattenimento. 

La storia di “Ghostbusters: Legacy” ci porta nella cittadina di Summerville, dove una giovane madre single, Callie Spengler, finisce assieme ai due figli, per riscattare l’eredità lasciatale dal padre di lei che l’aveva abbandonata molti anni prima. Arrivati in una fatiscente e dispersa fattoria, la figlia più giovane, Phoebe, inizierà a scoprire chi era suo nonno a comprendere i motivi che lo avevano progressivamente portato ad isolarsi dalla sua famiglia e dai suoi amici. A Summerville infatti è intrappolata una vecchia conoscenza degli acchippafantasmi e ben presto inizierà a infestare le vie della città. Sarà Phoebe con l’aiuto del fratello maggiore Trevor e del compagno di scuola Podcast a dover combattere per salvare il pianeta. Ma ben presto scopriranno di non essere soli.

Jason Reitman riesce, lo diciamo subito per sgombrare il campo da ogni dubbio, dove anche il padre aveva fallito nel 1986, ossia nel dare un degno seguito a “Ghostbusters”, capace di non replicare soltanto la formula del primo capitolo, ma di ridefinirla. Superficialmente “Ghostbusters: Legacy” appare una pellicola che gioca la carta della nostalgia per accontentare i vecchi fan e allo stesso tempo, portare in sala il pubblico giovane che sembra non averne mai abbastanza dell’immaginario degli anni ottanta (questo è quanto ci ha insegnato Netflix con il suo “Stranger Things”).

Ma Il lavoro di Reitman è ben diverso, perché “Ghostbusters: Legacy” non è un film sfacciatamente ruffiano e debitore di un tempo passato, ma un vero viaggio indietro nel tempo, non ricerca le atmosfere ma le crea proprio come fosse stato girato negli stessi anni del primo capitolo. Nel fare questo si porta anche appresso un grande limite, ossia essere di fatto una versione “maggiorata” del “Ghostbusters” 1984, ma si riesce a perdonare questo e anche alcune frecciatine disposte solo per compiacere i fan, di fronte a un titolo realizzato con amore per i personaggi e gli stilemi di una tipologia di cinema orami estinto, schiacciato dagli stessi figli che ha generato.

Perché prima che di fantasmi, viaggiatori ultraterreni che vogliono distruggere il mondo, terminologie scientifiche fantasiose, “Ghostbusters: Legacy” è un film di padri e di figli, ma soprattutto su come i secondi vedono e giudicano i primi. Reitman porta sullo schermo l’importanza di vivere una giovinezza piena, fatta di stupore e scoperta, ma riflette anche su quanto sia altrettanto necessario poter tornare a casa e trovare una famiglia, anche se non perfetta, che comunque sia luogo di ritorno e mai via di fuga.

“Ghostbusters: Legacy” è una giostra che similmente a quella raccontata ne “Il Popolo dell’autunno” di Ray Bradbury, riavvolge il tempo ad ogni giro, costruendo un film d’intrattenimento che mette sotto una cornice estetica attualissima, i fasti di un cinema d’intraattenimento estinto. Quello che negli anni ottanta non ha portato sullo schermo solo “Ghostbusters”, ma anche opere come “I Predatori dell’arca perduta”, “I Goonies”, il fascino della scoperta al centro di ogni altra cosa. Quel cinema che non necessariamente era guidato dai dettami del marketing o del merchandising, ma che si prendeva qualche rischio, in alcuni casi pure troppi, ma si concentrava sul dare al pubblico uno spettacolo unico scritto e diretto per il buio della sala.

Non è un caso che la storia si ricolleghi senza soluzione di continuità a un passato che paradossalmente risulta ancora oggi risulta moderno (e in questo Feig sbagliò clamorosamente il suo film) e quasi inossidabile al tempo. “Ghostbusters: Legacy” è il film in cui gli eroi non hanno poteri speciali se non la loro sete di conoscenza e curiosità, che la sfruttano per combattere qualcosa d’immateriale che irrompe nel quadro quotidiano. Jason Reitman conscio che la cosa migliore di questa saga è data dal fatto che il fantastico sfondi il muro della realtà, riscrive nuovamente una storia, che non è la sola possibile, ma è di certo quella che oggi sembra funzionare. Quindi si “Ghostbusters: Legacy” non è il miglior film possibile, ma è sicuramente il miglior seguito che i fan con poche pretese meritavano. 

Dove Vedere Ghostbusters: Legacy
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Ghostbusters: Legacy
“Ghostbusters: Legacy” non è il miglior film possibile, ma è sicuramente il miglior seguito che i fan di poche pretese meritavano.
2.5
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