The Gray Man

The Gray Man – Buone idee ma molto confuse

Lo zenith di “The Gray Man” scritto e diretto da Anthony e Joe Russo, va cercato tra l’umorismo delle produzioni di genere anni ’80 (“Arma Letale”, “48 ore” e simili) e la frenesia rutilante del cinema d’azione attuale. Uno sguardo al passato e un piede affondato nel presente, per tracciare un percorso, anche questa volta seriale, che porti a un nuovo territorio delle pellicole a base di spie, complotti, viaggi in giro per il globo e un’azione da baraccone che ambisce a raggiungere i livelli dei vari “John Wick“, ma si “accontenta” degli ultimi “Fast & Furious“.

The Gray Man

In “The Gray Man” l’agente della CIA Six (Ryan Gosling) viene in possesso di un drive contenente informazioni compromettenti che coinvolgono i piani alti dell’agenzia. Accusato di tradimento, verrà messo sulle sue tracce il sicario senza scrupoli Lloyd Hansen (Chris Evans), incaricato dalcapo di Six di ucciderlo e recuperare le informazioni che questo ha con se. Aiutato dall’agente Dani Miranda (Ana de Armas), una delle poche persone alla CIA che non crede alla sua colpevolezza, Six dapprima cercherà di smascherare chi lo vuole morto, ma poi si ritroverà a dover fare di tutto per aiutare un vecchio amico e sua nipote presi in ostaggio da Hansen.

The Gray Man

I fratelli Russo al loro primo film a grosso budget estraneo alle regole di un franchise come quello Marvel che tanto ha dato loro notorietà, danno vita a una pellicola che non convince, adagiata sul “potere” iconico di un trio d’attori popolari. “The Gray Man” ha molto da dare in linea teorica, ma quasi niente all’atto pratico. Il film che cerca un’alchimia, come scritto all’inizio, tra il cinema d’azione anni ’80 e quello “ai confini della realtà” odierno, si rivela un’opera stanca, che fatica a dare spessore a storia e personaggi, troppo impegnato com’è nel voler stupire a tutti i costi con la potenza dell’immagine.

The Gray Man

L’idea cinematografica alla base è interessante più che originale, i mezzi ci sono e vengono ben impiegati, ma il meccanismo troppe volte s’inceppa. “The Gray Man” delude proprio dove dovrebbe colpire maggiormente, ossia nei momenti d’azione. Quando questa appare sullo schermo è sempre troppo schematica o confusionaria. Le oltre due ore di film sono un susseguirsi di sequenze in cui dallo scontro corpo a corpo, si passa a momenti decisamente di più ampio respiro propri del cinema d’azione in pieno abuso da CGI. Ad amalgamare malamente il tutto ci pensa un montaggio frammentario che annulla spazio e pathos.

The Gray Man

Queste anime così diverse non trovano mai un equilibrio, andando ad affossare completamente l’umorismo, ricercato più volte, ma mai veramente raggiunto. Capaci di dar vita a uno dei migliori cinecomis dei Marvel Studios, “Captain America – The Winter Soldier“, i fratelli Russo con questo “The Gray Man” non sembrano a loro agio con la sceneggiatura che loro stessi hanno firmato. Ancora una volta i soldi del gigante dello streaming Netflix non portano a un film riuscito, ma che non mancherà comunque di piacere a una buona fetta di pubblico dalle pretese modeste.

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In breve
"The Gray Man" ha molto da dare in linea teorica, ma quasi niente all'atto pratico. Il film che cerca un'alchimia, tra il cinema d'azione anni '80 e quello "ai confini della realtà" odierno, si rivela un'opera stanca, che fatica a dare spessore a storia e personaggi.
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