Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli

È difficile, molto difficile analizzare un film come “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli”, senza scadere nell’ovvietà o superficialità di approccio al genere.  Un po’ per via del suo essere l’ennesimo film tratto da fumetti, che porta sullo schermo un eroe e tutto il suo mondo, un po’ perché rimane comunque un titolo connesso trasversalmente con altri che lo hanno preceduto legati al mondo cinematografico Marvel: l’amato/odiato MCU. La pellicola diretta da Destin Daniel Cretton è sicuramente godibile anche senza la pregressa visione delle pellicole dello studio, ma mette a nudo la stanchezza di una formula che nella sua canonica ciclicità vede il suo maggior nemico.

La storia è semplice e lineare come da prassi. Quando era bambino Shang-Chi assiema a sua sorella, assiste alla morte della madre, costretta a combattere alcuni nemici del padre durante la sua assenza. Quando quest’ultimo ritorna e scopre l’accaduto inizia la sua personale vendetta, sfruttando dieci anelli magici che gli donano forza e una innaturale lunga vita. In questo deliro di violenza trascinerà anche il piccolo Shang-Chi, che una volta divenuto ragazzo deciderà di scappare dalla propria famiglia per costruirsi una vita normale. Ma come sempre non basta andare lontano per sfuggire al proprio passato, perché questo ti raggiungerà sempre. Ben presto Shang-Chi riallaccerà i rapporti con la sorella scoprendo la verità sulla madre, i dieci anelli e i deliri di conquista del padre che completamente impazzito dal potere che questi infondono in lui, non riesce più a distinguere la realtà dalla finzione. Shang-Chi sarà costretto ad iniziare un cammino che lentamente lo trasformerà nell’eroe di cui il mondo ha bisogno per salvarlo dalla distruzione.

Come anticipato inizialmente è molto complicato un approccio critico a “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli”. Da una parte ci ritroviamo con tutti i pregi tecnico/stilistici a cui i Marvel Studios hanno, nel bene e nel male, abituato il pubblico. Ma a fare da contraltare a questo il film diretto da Destin Daniel Cretton, nel portare per l’ennesima volta sullo schermo la formula, sempre uguale, della origin story, si affida ad una scrittura piatta nei momenti migliori (molto pochi) e decisamente stupida in tutti gli altri, soffocato poi da una computer grafica che di fatto affossa anche le coreografie di combattimento. Il mix tra la componente drammatica e quella fantastica non trova mai veramente un punto d’incontro, ed il risultato è un titolo che nelle sue oltre due ore di durata, può anche divertire chi non è stanco di questo ottovolante senza alcun giro della morte o avvitamento, ma per lo più annoia per la scontata linearità con cui si susseguono gli eventi.

Palesemente adagiato su esigenze produttive “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli” sfrutta poco un enorme potenziale immaginifico come quello cinese, che affascina da sempre gli occidentali, ma che risulterà abbastanza incolore per uno spettatore orientale. Il protagonista e tutti gli altri interpreti, danno vita a personaggi schematici perché le loro vicende possano appassionare. Prova di questo è il padre interpretato da un Tony Leung, attore che di certo non ha bisogno di affermazione, che qui probabilmente regala l’interpretazione più incolore della sua carriera. Per non parlare del personaggio a cui dà forma Michelle Yeoh, palesemente inserito a forza nella sceneggiatura per poter in qualche modo sbloccare il racconto e dare il via alla deriva fantastica che esplode nel terzo atto conclusivo.

Proprio nel terzo atto, quando la pellicola raggiunge l’epicità del racconto, “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli” mostra tutti i limiti di quanto sopra descritto. Dalla sceneggiatura incapace di decidere per una svolta adulta o maggiormente infantile, alla messa in scena degli scontri, all’abuso, perché di questo si tratta, della computer grafica, che se già in precedenza ammorbava troppo il quadro, qui esplode senza una direzione della fotografia che riesca ad amalgamarla. Certo “Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli” è sicuramente migliore di altri prodotti recenti dello studio, ma non basta per salvarlo dalla mediocrità di cui è intriso. Piacerà solamente ai fan Marvel, ai più piccoli e a chi si accontenta di poco, che poi a ben vedere queste categorie rappresentano ormai il pubblico a cui questi prodotti si rivolgono.

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"Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli" è sicuramente godibile, ma mette a nudo la stanchezza di una formula che nella sua canonica ciclicità vede il suo maggior nemico.
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