The Blob: fluido mortale

The Blob: fluido mortale – Irvin S. Yeaworth Jr.

Anno 1958, prima apparizione da protagonista di Steve McQueen, genere fantascienza/horror, nemmeno a dirlo ci si trova di fronte a un cult istantaneo. Basterebbe questo per chiudere qui ogni discussione inerente a “The Blob: fluido mortale”. Successo di critica e pubblico per un film che costò addirittura meno del budget iniziale previsto, diede vita a un seguito e molti anni dopo a un remake riuscito che aggiornava essenzialmente gli effetti speciali, lasciando inalterato il racconto. Ma andiamo con ordine e parliamo della trama, essenziale e funzionale, come la maggior parte delle pellicole di genere dell’epoca.

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In una cittadina della Pennsylvania sembra una sera come tante altre. Giovani vanno e vengono per le vie del centro, la polizia pattuglia la città, ma ad un tratto alcuni notano quella che sembra una stella cadente finire in mezzo ad un bosco. Quel corpo celeste è in realtà una meteora che trasporta Blob, una creatura extraterrestre informe e gelatinosa che si nutre di tessuti viventi. Ad ogni vita che Blob assimila la sua massa aumenta rendendolo inarrestabile. Il giovane Steve e la fidanzata Jane, tenteranno di avvisare i cittadini del pericolo imminente. Solo quando la situazione degenera però, la polizia assieme ai giovani della città tenteranno di fermare Blob prima che sia troppo tardi.

The Blob: fluido mortale

Analizzare oggi una pellicola come “The Blob” può divenire in un attimo un esercizio fine a sé stesso. Vuoi perché ormai completamente anacronistica nella messa in scena e sceneggiatura. Vuoi po’ perché molto di quanto è arrivato dopo ha preso ispirazione dal film di Irvin S. Yeaworth Jr.. Sicuramente più interessante è procedere analizzando delle sequenze chiave del titolo per comprenderne l’impatto che tutt’ora hanno avuto sul genere. Ma anche questo tipo di analisi diventa praticamente inutile se non supportata dalle immagini del film che scorrono. Quindi cerchiamo di capire, a grandi linee cosa ha lasciato in eredità al cinema di genere a livello di struttura narrativa.

The Blob: fluido mortale

Nella parte iniziale “The Blob” ci presenta i suoi protagonisti principali e mette in moto gli eventi che andranno a sconvolgere le loro vite. In modo molto semplice e diretto, vediamo prima i due fidanzati amoreggiare in auto e avvistare la caduta del meteorite, decidendo quindi di dirigersi nel presunto luogo dello schianto. Nel frattempo un vecchio che abita proprio nei pressi del punto in cui il sasso è caduto, decide di andare a vedere cosa è successo divenendo la prima vittima di Blob e dando il via all’ascesa dell’alieno. I due ragazzi incontreranno sulla strada il vecchio urlante e lo aiuteranno portandolo dal medico. 

The Blob: fluido mortale

Poi dopo una serie di eventi che portano in scena anche i co-protagonisti della storia, tra cui i poliziotti e altri giovani della città, il protagonista scoprirà l’esistenza di Blob, ma non verrà preso seriamente da nessuno. In questi primi venti o poco più minuti di “The Blob”, troviamo praticamente l’inizio di centinaia di film di genere. Stesso schema narrativo, stessa sequenza di eventi. Declinato in pellicole con ambientazione diversa, ritroviamo questo susseguirsi di situazioni in molti disaster movie come ad esempio quelli diretti da Roland Emmerich. C’è sempre un protagonista che dopo aver compreso l’entità del pericolo ed esserne venuto a contatto, viene deriso da quelli che lo circondano (stessa cosa accade anche in “Ghostbusters” ad esempio).

The Blob: fluido mortale

Ma c’è un altro momento di “The Blob” che viene sempre riproposto e rimaneggiato di volta in volta. Ossia quando tutti quelli che non credono al protagonista, finalmente cambiano idee (e solitamente sono sempre le istituzioni). Questo momento avviene sempre troppo tardi, quando ormai il danno è fatto e ogni possibile ipotesi di prevenzione, diviene inattuabile costringendo tutti a rincorrere “il male” cercando idee “creative” per fermarlo. Ovviamente mi riferisco, in questo caso, alla parte finale di “The Blob”, quando Steve e Jane si ritrovano nel seminterrato di un ristorante ormai completamente inglobato dalla melma. E’ proprio nel momento in cui tutto sembra perduto che il giovane avrà l’intuizione per fermare l’avanzare dell’alieno. 

The Blob: fluido mortale

E anche questo schema che porta il protagonista alla fine dell’incubo l’abbiamo ritrovato in una miriade di film, praticamente nell’ottanta per cento dei blockbuster americani e non degli ultimi quarant’anni almeno. Questi due esempi spiegano il valore dell’eredità di “The Blob” e la capacità di influenzare ciò che è venuto dopo. Certo alcuni potrebbero sottolineare che il film in questione abbia a sua volta ereditato da altri certe caratteristiche, basti pensare a “La guerra dei mondi” di Byron Haskin, o “L’invasione degli ultracorpi” di Don Siegel. 

The Blob: fluido mortale

Ed io ammetto che sarebbe una più che giusta rimostranza questa, se non fosse che rispetto ai titoli che lo hanno preceduto, la scala della narrazione non è più su base nazionale o mondiale, ma locale. In “The Blob” il pericolo potrebbe nascondersi fuori dalla porta della propria casa anche in questo momento, ed è questo il vero tratto distintivo rispetto ai film che lo hanno preceduto. Certo la pellicola di Irvin S. Yeaworth Jr. non è un capolavoro e mai lo sarà, ma un cult intramontabile, quello è sicuro oltre ogni ragionevole dubbio.

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