Silent Night – Il silenzio di John Woo
Guardando “Silent Night” riaffiora dalla memoria un momento de “Il Talento di Mr.C” in cui Nicolas Cage tessé le lodi di John Woo definendolo un genio. Che il regista cinese sia uno dei maestri indiscussi dei film d’azione è fuori discussione: ha prima riscritto le coordinate del genere e poi rivitalizzato lo stesso nell’ambito di Hollywood negli anni tra i novanta e i duemila. Dopo aver abbandonato il territorio stelle e strisce e aver continuato a dirigere produzioni di ogni tipo e dimensione in patria, il ritorno sul suolo americano con questo “Silent Night” è semplicemente dirompente.
“Silent Night” racconta la vendetta di un padre di famiglia ai danni di una banda criminale, che durante uno scontro a fuoco tra gang finisce per uccidere il figlio. L’uomo, che a seguito del tragico evento rimane muto, non riesce ad accettare la sua nuova condizione e decide quindi di estraniarsi dal rapporto con la moglie, dedicandosi esclusivamente al suo piano di vendetta. Novanta minuti di puro cinema in cui la messa in scena del racconto da parte del regista di Hong Kong si rivela minuziosa nella sua costruzione ad orologeria.
Dopo un inizio in cui veniamo catapultati all’interno di un dramma familiare, “Silent Night” diventa lo spettacolo del suo attore protagonista, Joel Kinnaman, un uomo distrutto che trova nell’odio per quanto gli è accaduto un motivo per rimettersi in gioco. Woo consegna all’attore americano un personaggio iconico, all’interno di un film in cui non ci sono praticamente scambi verbali e tutto viene raccontato allo sguardo attraverso immagini e musiche. Una pellicola quasi muta, che però dialoga costantemente con chi si trova di fronte ad essa ed è proprio qui che troviamo la maestria e genialità di John Woo.
“Silent Night” è la classica storia di vendetta, che scatena negli occhi di chi la osserva emozioni di ogni tipo senza passare attraverso scambi verbali di alcun tipo. Il film che John Woo porta sullo schermo vive della potenza del mezzo cinematografico e attraverso l’uso dello stesso dimostra quanto sia limitato il cinema di genere contemporaneo, afflitto dalla necessità di dare allo spettatore spiegazioni di ogni tipo, invece di trasformarlo in parte attiva del racconto.
“Silent Night” funziona perché si basa su meccanismi rodati e semplici, ma anche perché a manovrare il tutto troviamo qualcuno in grado di farlo. Non sarà sicuramente ricordato come uno dei migliori film di Woo, ma in un periodo in cui il cinema di genere fatica a rinnovarsi post “John Wick“, il regista cinese confeziona una pellicola piena di personalità, imperdibile per gli amanti dell’azione e da prendere in seria considerazione per tutti gli altri.