La furia di un uomo – Guy Ritchie lucido e preciso
Dopo una serie di film non molto riusciti, Guy Ritchie mette da parte la sua esuberanza stilistica e con “La Furia di un uomo” da vita a un thriller d’azione solido e compatto. Se non fosse per una durata mal supportata in alcuni momenti dal racconto, quest’ultima fatica del regista inglese, che ritrova Jason Statham dopo molto tempo, sarebbe giusto annoverarla tra le sue opere migliori, nonostante sia il remake di una pellicola francese, “Le convoyeur”, diretta da Alexandre Demarre.
Il film racconta le vicende di H (Statham), guardia privata che lavora per un’azienda di trasporto valori su camion blindati, la “Fortico”. In giro ogni giorno per le strade di Los Angeles, quando il furgone dove si trova H viene assaltato da un gruppo di rapinatori, il suo sangue freddo e i modi estremamente spietati nello fermare i malviventi lasciano senza parole i suoi colleghi. La rapina salta, ma più di qualcuno inizia a interrogarsi sul passato di H. Ben presto alcuni suoi colleghi scopriranno che H è in cerca di un gruppo di rapinatori che alcuni mesi prima, derubando uno dei furgoni della “Fortico” hanno ucciso una persona lui cara.
Dopo il trascurabile “The Gentlemen” e il semplicemente brutto “Aladdin”, Guy Ritchie torna dietro alla macchina da presa con questa fredda e misurata storia di vendetta. “La Furia di un uomo” per ritmo, utilizzo del montaggio e stile visivo, assomiglia con le dovute proporzioni più a un film di Walter Hill, che non a quelli del regista di “Snatch – Lo strappo”. Il regista inglese si mette al servizio della storia e del suo protagonista principale, quel Jason Statham con il quale ha condiviso gli esordi, dando vita a un film teso, condito da un’azione calibrata e un montaggio asciutto che evita gli eccessi stilistici, che tanto hanno reso famoso l’operato di Ritchie quanto lo hanno affossato negli ultimi anni.
Gli amanti del regista, che sperano in un mix di violenza grottesca e umorismo, o comunque personaggi capaci di diventare fenomeni pop, non troveranno nulla di tutto questo ne “La Furia di un uomo”. Anzi in questa pellicola apprezzeranno un lato del cineasta inglese che troppo poco è affiorato nelle sue ultime opere. Il regista qui mette da parte ego ed estrosità e dosa sapientemente la tensione, ma sopratutto si mette al servizio del racconto senza sovrastarlo. Ma se c’è un punto dolente in questo film lo si può trovare nel racconto, questo infatti fatica a scrollarsi un andamento meccanico degli eventi tipico di queste produzioni. Accettato quindi che lo spettacolo è interessante più per la messa in scena che per la storia, “La Furia di un uomo” difficilmente può deludere chiunque cerchi due ore d’azione.