Giorni di Tuono

Giorni di Tuono – Scuolaguida secondo Tony Scott

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“Giorni di Tuono” diretto da Tony Scott, interpretato da Tom Cruise e prodotto da quella che un tempo era la coppia d’oro Don Simpson & Jerry Bruckheimer, appartiene a un modo di concepire i blockbuster cinematografici praticamente estinto. Da un lato vuoi perché metà dei personaggi appena citati ci hanno lasciato per sempre (caro Tony quanto manchi, non saprai proprio mai quanto), dall’altro perché il pubblico ha cambiato i suoi gusti e la produzione stessa di un blockbuster vede il cinema come ramo di un albero marketing decisamanete più ampio. “Giorni di Tuono” ha sicuramente avuto una genesi piuttosto semplice, infatti è facile immaginare che il quartetto all’epoca, reduce del successo di “Top Gun” avrà pensato qualcosa di simile: “Visto che il film con i caccia militari ha funzionato, leviamo gli aerei e l’aviazione, mettiamo le auto e chiediamo l’appoggio della Nascar”.

Costato circa 55 milioni di dollari, il film ne ha portati a casa quasi 160, confermando ancora una volta il periodo d’oro dei due produttori americani, nonché l’appeal del pubblico verso Tom Cruise. “Giorni di Tuono” racconta le vicende del pilota esordiente Cole Trickle (Cruise), che assieme al team capitanato dal meccanico Harry Hogge (Robert Duvall), arriverà a gareggiare nelle corse automobilistiche della “National Association for Stock Car Auto Racing” (da noi conosciuta poco e con l’abbreviato Nascar). Hogge arriva da un dramma consumato proprio in pista a causa della morte del precedente pilota, mentre Cole semplicemente vuole vincere per dimostrare al mondo le sue qualità. Inizialmente un rapporto conflittuale metterà freno alle loro ambizioni, ma risolte le divergenze, Cole si ritroverà ad affrontare il più temibile rivale di sempre, il pilota Rowdy Burns (Michael Rooker), suo alter ego in tutto e per tutto. Dopo un tragico incidente i due dovranno ricostruire le proprie vite, fino al momento in cui Cole per aiutare Rowdy, sarà costretto a combattere le proprie paure e tornare in pista, per disputare quella gara, la Daytona 500, che solo l’anno prima aveva quasi ucciso entrambi. Sull’asfalto il pilota ritroverà se stesso e riuscirà a vincere le proprie paure.

C’era un tempo in cui Tony Scott non veniva poi molto apprezzato dalla critica, ma con la sua regia patinata e ritmata riusciva a punzecchiare le giuste corde nel pubblico (ed ecco spiegati gli incassi). Allo stesso tempo a collaborare con lui vi era un compositore tedesco, tale Hans Zimmer che scriveva colonne sonore e non aveva ancora iniziato a mettere la sua firma su quelle scritte da altri per conto suo. Era un tempo in cui il pubblico andava in sala per essere stupito (ed era sicuramente più semplice riuscire a farlo), non necessariamente con qualcosa di mai visto prima, ma grazie alla giusta miscela di storia, personaggi, musiche e azione. Anni in cui gli stunt non erano digitali e le riprese impossibili venivano studiate a tavolino. “Giorni di Tuono” è figlio sicuramente del suo tempo (1990), ma è forse più opportuno considerarlo la giusta miscela del cinema d’intrattenimento americano a cavallo tra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta.

Un film in cui i toni da action muscolare sono presenti, ma l’azione non vede più al centro il protagonista palestrato, ma l’uomo “comune”, per quanto potesse esserlo un attore in massima ascesa come Tom Cruise in quel periodo. La pellicola diretta da Tony Scott, ha al suo interno praticamente tutto quello che ci si aspetta da un film sportivo, mescolato a quel bromance che al pubblico era piaciuto nel precedente “Top Gun”, che però qui viene quasi raddoppiato. Troviamo infatti il rapporto fraterno tra Cole e Rowdy, ma anche quello padre/figlio tra Cole e Hogge (a cui Duvall dona il carisma necessario rendendo il suo personaggio credibile anche quando parla con la carrozzeria di un’auto). Il regista inglese pur dedicando il giusto tempo che la sceneggiatura richiede fuori dalle piste, molto poco quindi, da il meglio di se quando con la macchina da presa scende tra polvere e asfalto. “Giorni di Tuono” a trent’anni dalla sua uscita restituisce a chi lo guarda per la prima volta, delle sequenze automobilistiche che lasciano sbalorditi per dinamismo e velocità (merito anche della totale assenza di effetti digitali).

Il montaggio restituisce un frenesia unica e anche nelle visioni successive della pellicola, l’emozione dovuta alla velocità e l’immersione nella storia rimangono inalterati, a conferma delle ottime scelte compiute in fase di realizzazione. Va detto che proprio le sequenze delle gare, sono state prese innegabilmente come riferimento per molti film usciti successivamente dedicati alle corse, ma solamente pochi sono riusciti a raggiungere il medesimo livello di spettacolarità. Ma se Tony Scott riesce a filmare le emozioni di una corsa in pista, a descriverle troviamo una tra le migliori colonne sonore scritte da Zimmer. Temi come “Days of Thunder”, “Car Building” o “Who is this Driver”, non solo sono perfetti dentro il film, ma risultano perfettamente ascoltabili anche senza l’apporto delle immagini.

Ma “Giorni di Tuono” oltre ad essere uno dei migliori film sulle corse automobilistiche, al netto di accettare una trama stereotipata e abbastanza scontata, è anche la pellicola che allora fece incontrare e innamorare la coppia d’oro Tom Cruise/Nicole Kidman. L’attrice australiana qui ha un personaggio fin troppo macchiettistico, ma è innegabile che la storia nata tra i due durante le riprese fece la fortuna sia del film che dei suoi interpreti. Era il 1990 quando “Giorni di Tuono” uscì nelle sale, tra critica divisa e pubblico pronto a decretarne il successo e oggi nel 2020 il film di Tony Scott non ha perso un grammo del suo patinatissimo smalto. Per una pellicola che mira a intrattenere il pubblico, non curandosi poi molto di essere sempre plausibile, resistere così bene al tempo non è cosa scontata e se ci riesce è solamente per merito dell’ottimo bilanciamento di ogni sua parte.

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