Harry Potter e il calice di fuoco – Il thriller approda ad Hogwarts
Quarto anno di scuola per i maghetti partoriti dalla penna inglese dell’autrice J.K.Rowling e per l’occasione la Warner decide di fare le cose in grande stile. Dopo un terzo episodio che ha convinto la critica ma diviso il pubblico, i produttori decidono di aumentare il budget e affidare il timone alle mani dell’inglese Mike Newell (Donnie Brasco, Mona Lisa Smile), regista che porta il peso di dover riportare la serie incontro ai gusti d’ogni tipo di pubblico. Il film come i precedenti episodi comincia all’inizio dell’anno scolastico, questa volta però veniamo proiettati direttamente nel vivo della storia. Quest’anno a Hogwarts viene ospitato il torneo tre maghi al quale parteciperanno i migliori studenti delle più importanti scuole di magia del mondo.
Questo porterà ad Harry e compagni non poche gatte da pelare sia praticamente che moralmente, ma regalerà loro, come in ogni precedente capitolo, un spessoramento del loro bagaglio morale e culturale. Ma il pericolo si nasconde dietro ad ogni gesto e il nostro Potter finirà per dover anche questa volta affrontare le proprie paure e il ritorno di chi sapete voi. La saga del maghetto e compagni ha un’invidiabile punto di forza che risiede nell’essere un racconto di formazione classico, ma dipanato in un lasso di tempo ampio in modo da poter vedere lo sviluppo dei personaggi in modo molto curato e profondo, non dovendo focalizzare tutto lo sforzo narrativo in un solo periodo della vita dei protagonisti.
Questo doveva essere ben chiaro ai precedenti registi della saga, ma è una cosa rimasta almeno in parte completamente dimenticata da Mike Newell nuovo traghettaore della serie, che con “Harry Potter e il calice di fuoco” è alle prese con una produzione talmente grande che gli deve essere stata veramente pesante da portare a termine. Infatti il film per quanto qualitativamente pari se non superiore ai precedenti, a livello narrativo tenta di creare una sorta di linea mediana tra la spettacolarità utilizzata da Chris Columbus nei primi due episodi, e lo sviluppo emotivo adottato da Alfonso Cuaron nel bistrattato terzo episodio.
Ma l’intento di conciliare questi due tipi di approcci alla storia, non si sposa con la struttura da thriller messa in scena ad hoc che regala i suoi migliori momenti nelle scene d’azione dall’alto contenuto spettacolare, per finire azzoppata proprio quando i personaggi si trovano a dover mostrare al pubblico emozioni e chiaro/scuri dello loro personalità. Un vero peccato perché questo “Harry Potter e il calice di fuoco” grazie ai temi trattati che sono principalmente l’amore e l’odio, che affiancano quelli costanti di tutta la saga ossia la paura e l’amicizia, aveva tutte le carte in regola per regalare una storia indimenticabile agli spettatori di tutte le età.
Invece a conti fatti rimane il rimpianto di un film buono ma incompiuto e soprattutto non compatto ma bensì a compartimenti stagni, che non trova nel montaggio un valido aiuto per far dimenticare i punti deboli della struttura. Non tutto però è da buttare, i protagonisti sono tutti perfettamente calati nei rispettivi ruoli, vedere Ralph Phiennes che con la sola espressività dello sguardo riesce a bucare lo schermo da solo vale il prezzo del biglietto. “Harry Potter e il calice di fuoco” rimane un film che farà impazzire i fan, annoiare chi non ha letto il libro in quanto si troverà di fronte un titolo d’intrattenimento che si lascia delicatamente dimenticare una volta accese le luci in sala.