La Mummia

La Mummia – Un’avventura tra sabbia e CGI 

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Stephen Sommers con “La Mummia” riporta in vita uno dei più famosi mostri della Universal, abbandonando le caratteristiche atmosfere horror per abbracciare quelle più avventurose. Il modello di riferimento è ovviamente Indiana Jones della premiata ditta Lucas/Spielberg, ma il regista americano, qui anche sceneggiatore, sfrutta il grosso budget a disposizione per inserire elementi fantastici atti a spettacolarizzare il racconto. Tra tombe e sabbie del deserto la computer grafica si mescola agli effetti meccanici e gli stunt, per portare sullo schermo un racconto sia epico che di grana grossa che vuole prima di tutto divertire come fosse un adrenalinico giro sulle montagne russe. 

La Mummia

Nella prima metà del novecento in Egitto, degli esploratori si recano nella città perduta di Hamunaptra per recuperare i tesori nascosti e svelarne i misteri. Nonostante vengano messi in guardia dalla tribù locale sulla maledizione che incombe in quel luogo, continueranno le loro ricerche. Il ritrovamento del libro dei morti risveglierà un male che attendeva da secoli di tornare sulla terra. Tra quelle sabbie giace infatti il gran sacerdote Imhotep, sepolto vivo per aver amato la donna del Faraone Seti: Anck-su-Namun. Nuovamente libero lo stregone tenterà di resuscitare l’amata, ma a fermare i suoi piani troverà Rick O’Connell (Brendan Fraser), l’americano che lo ha liberato assieme alla bibliotecaria Evelyn Carnahan (Rachel Weisz).

La Mummia

“La Mummia” è un film che si compiace di divertire lo spettatore e questa sua caratteristica, questa sorta di palese sincerità è anche uno dei suoi più grandi punti di forza. Figlio di quel cinema che mescola l’avventura all’elemento fantastico, senza però dimenticare le origini orrorifiche del mostro che dà il titolo alla pellicola. Stephen Sommers dopo il riuscito b-movie “Deep Rising”, scrive e dirige un rifacimento estremamente attualizzato del classico Universal datato 1932, dove il mistero fascinoso attorno al non morto viene sicuramente meno, ma compensato dal carisma dei nuovi protagonisti, da un ritmo che non lascia spazio al tempo morto, ma soprattutto da un impianto visivo che forte di un uso massiccio della computer grafica rende credibile l’impossibile.

La Mummia

E in effetti a stupire ne “La Mummia” è proprio come l’effetto speciale sovrabbondante, non fagociti l’intera narrazione, ma la sposi distogliendo l’attenzione dai momenti in cui non tutto torna in fase di scrittura. Proprio quest’ultima è il punto lacunoso dell’operazione, visto che di fatto dipinge un affresco capace solo di portare lo sguardo da un momento spettacolare all’altro. Sommers però si concentra più sulla caratterizzazione dei personaggi invece che sulla coerenza interna degli eventi, rivelvandosi un scelta felice. Questo infatti grazie anche a un gruppo di attori che crede in quello che sta facendo e si diverte nel farlo, coinvolge ogni tipo di spettatore all’interno dell’avventura che dipinge sullo schermo.

La Mummia

Se il protagonista, Rick O’Connell, interpretato da Brendan Fraser è la perfetta canaglia dal cuore più grande di quanto non voglia far vedere, la giovane Evelyn bilancia perfettamente l’esuberanza di lui rallentando quando necessario il ritmo del racconto, approfondendo quanto sta succedendo e anticipando in minima parte quello che accadrà. “La Mummia” è cinema di intrattenimento spensierato adatto praticamente a tutti, ma soprattutto per gli orfani della visione cinematografica delle avventure di “Indiana Jones”. Certo non arriva ai livelli dell’archeologo interpretato da Harrison Ford, ma riesce a divertire e intrattenere con la stessa genuinità.

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