La Mummia – Il Ritorno – Buona la prima, la seconda molto meno
Il cinema americano ha da sempre un rapporto complicato con i sequel e “La Mummia – Il ritorno”, non è tra i meno riusciti, ma non si può associare a quelli che portano avanti le gesta dei personaggi con successo. Con questo seguito il regista Stephen Sommers fatica a dar vita a un nuovo capitolo all’altezza dell’originale, perché nella nuova avventura di quelli che ormai sono i coniugi O’Connell, nuovamente Brendan Fraser e Rachel Weisz, il cineasta replica se stesso. Sommers infatti propone una versione ingigantita del primo film, che nonostante una scrittura sicuramente migliore, finisce schiacciata dall’abuso di computer grafica, che se nel primo stupiva lo sguardo, qui finisce per appesantire il racconto.
Ne “La Mummia – Il Ritorno” i coniugi O’Connell sono degli archeologi affermati alle prese con la figura de “Il Re Scorpione”, un guerriero leggendario maledetto dal dio Anubi, il quale in cambio della sua anima gli concesse il proprio esercito per conquistare l’intero Egitto. Leggenda vuole che chi trova il bracciale del Re Scorpione potrà comandare l’orda di guerrieri non morti, ma quando dopo averlo ritrovato, il figlio degli O’Connell lo indosserà darà il via alla maledizione porterà al risveglio del Re Scoprione. La famiglia dovrà quindi fermare l’imminente apocalisse, ma ad ostacolarla troveranno una loro vecchia conoscenza, lo stregone Imhotep riportato in vita da un gruppo di fanatici, che vogliono conquistare il mondo grazie all’esercito di Anubi.
Più grosso e più rumoroso. Questi due aggettivi descrivono perfettamente “La Mummia – Il Ritorno”, dato che di fatto Stephen Sommers, nuovamente regista e sceneggiatore, prende ogni cosa che ha funzionato nel primo film, dalla struttura narrativa fino a intere sequenze d’azione, riproponendole in una versione rifinita ed amplificata. Sequenze come il muro di sabbia del precedente capitolo tornano praticamente uguali, ma contestualizzate diversamente. Ad esempio la sabbia lascia lo spazio all’acqua e i personaggi che rischiano la vita sono molti di più, ma di fatto viene riproposta la stessa situazione di pericolo già vista. E i punti di contatto tra questo secondo capitolo e il primo sono innumerevoli.
Alcuni platealmente espliciti come quello descritto, altri meno, ma questo non cambia la sensazione di déjà vu che accompagna la visione de “La Mummia – Il Ritorno”. Più che un seguito sembra la versione revisionata de “La Mummia”, sostenuta nuovamente da un cast che funziona nei rispettivi ruoli (ma meno divertito) e da un apparato tecnico di enorme caratura, che però tende a fagocitare il racconto, andando a scapito del divertimento. Eppure gli elementi per intrattenere a dovere come in precedenza sono tutti al loro posto, ma “La Mummia – Il Ritorno” sembra incapace di trovare l’alchimia tra forma e sostanza che decretò il successo del precedente.
Il ritmo ancora una volta è indiavolato e l’umorismo fa nuovamente la sua comparsa nei momenti giusti, ma questa volta il parco giochi allestito da Stephen Sommers non convince pienamente. Il regista americano reduce dal successo de “La Mummia” sembra incapace di dare il giusto slanciò al racconto, che parte ottimamente, ma finisce per girare a vuoto nella parte centrale, dove nonostante l’inserimento di molteplici sequenze spettacolari, “La Mummia – Il Ritorno” ripropone le stesse situazioni del capitolo precedente. Nel finale le cose migliorano, ma quando questo accade l’interesse nel racconto è già sparito da tempo. “La Mummia – Il Ritorno” è meno riuscito e divertente, risultando un film da vedere più per gli amanti della compuer grafica che dell’avventura.