“Rewind è la videoteca ideale, che comprende quei film che non dovrebbero mai mancare in una collezione home video che si rispetti.
Il Corvo
di Alex Proyas
La storia in breve…
Durante la notte di Halloween un gruppo di criminali fanno irruzione nell’appartamento di una giovane coppia. Una volta entrati trovano la ragazza Shelly, a casa in attesa del fidanzato, il musicista Eric Draven. Sola e impotente, il gruppetto di psicopatici decidono di violentarla a turno, fino a quando non piomba nell’appartamento Eric, che dopo un tentativo vano di fermarli viene accoltellato e gettato fuori dalla finestra del con un colpo di pistola in pieno petto, uccidendolo seduta stante. Shelly morirà molte ore dopo, non prima di aver patito le pene dell’inferno in sala operatoria. La leggenda vuole che un corvo possa riportare in vita le persone morte ingiustamente, ed è proprio quello che succederà ad Eric. Un anno dopo la sua morte un corvo lo resusciterà così che lui possa vendicarsi di quanto gli è successo.
È strano, sai le piccole cose per Shelly contavano così tanto ‐ Io le giudicavo insignificanti. Ma credimi, niente è insignificante.
Il Film
Esordio dietro la macchina da presa del regista Alex Proyas, ed anche la fine prematura del suo interprete principale: Brandon Lee. Tratto dall’omonimo fumetto di James O’Barr “Il Corvo” è un film che al suo interno riesce a costruire un mondo oscuro, ma allo stesso tempo estremamente coeso nelle parti che lo compongono. La pellicola porta sullo schermo un’oscurità del tutto personale, mescolando influenze gotiche e moderne, amalgamandole in un modo unico che diviene punto di riferimento estetico da cui partire per comprendere come un’estetica “importante” possa convivere con una storia lineare senza schiacciarla per tutta la sua durata. La trama alla base de “Il Corvo” non è altro che la classica vendetta personale che il protagonista insegue per ristabilire un equilibrio interiore, ma la deviazione dal percorso “classico” qui è data dalla natura di non morto dell’eroe.
Proyas sfrutta adeguatamente le possibilità sovraumane di una figura inarrestabile dato che non può morire una seconda volta, mettendo in scena sequenze d’azione in cui ritmo, montaggio e uso della colonna sonora fanno da padrone. La macchina da presa non indugia mai sulla violenza, o nel portare lo sguardo attraverso momenti dal forte impatto (si pensi alla scena in cui l’eroina viene fatta uscire dalle vene della cameriera per salvarla), regalando al film un’impronta personale, ma allo stesso tempo macabra. Ci sono momenti meno riusciti durante l’ora e quaranta minuti di durata, ma sono per lo più legati a dei personaggi forse un po’ troppo stereotipati, che non allo scorrere degli eventi. “Il Corvo” è un film che regala emozioni grazie a un sapiente uso delle parti che lo compongono, che vanno dall’horror al thriller d’azione senza tralasciare qualche punta drammatica. Sicuramente imperfetto, ma le tante vette che riesce a raggiungere bastano per soprassedere su alcune lacune. Proyas con “Il Corvo” dimostra a tutti che l’oscurità per quanto pericolosa può essere dannatamente affascinate e realizza uno dei migliori adattamenti da una storia a fumetti di sempre.
Me lo diede papà, per i miei cinque anni. Disse: “L’infanzia finisce quando scopri che un giorno morirai”
Appunti: un classico suo malgrado
Dire che “Il Corvo” abbia avuto una produzione travagliata è quasi riduttivo. Non tutti i giorni, per fortuna sia chiaro, capita che il proprio interprete protagonista muoia durante un incidente sul set. Un evento questo che ha paradossalmente giovato all’aurea funebre del film stesso, ma che ci ha lasciato comunque con un giovane attore in meno la cui carriera avrebbe sicuramente svoltato dopo l’uscita di questa pellicola. “Il Corvo” era un cult prima ancora di approdare nelle sale, per diventare poi un piccolo mito che dal 1993 ad oggi continua a trovare nuovi estimatori, perché nonostante in molti altri abbiano provato a ricreare un’alchimia gotica e oscura come quella di Proyas, nessuno ci è mai riuscito. Basti pensare a film come il primo “Underworld” per capire quanto sia stato influente su tutte le pellicole venute dopo. Nonostante il tempo non sia stato clemente con le parti in computer grafica, che sono fortunatamente poche, “Il Corvo” rimane ancora oggi una “romantica” riflessione sulla morte e sull’uso del nostro tempo.
Eric Draven è figura chiave di qualcuno che ha bisogno di ritornare sui suoi passi per sistemare ciò che non andava nella sua vita, nel suo caso quella notte in cui si è visto strappare ogni affetto, oltre al proprio respiro. Ed è quindi impossibile scollegare il tempo dalla morte e viceversa, il primo segna il percorso, mentre la seconda il punto di arrivo ultimo. A più di venticinque anni dalla prima visione, il potere delle immagini aiutate da una colonna sonora dell’efficacia inattaccabile, fanno de “Il Corvo” uno spettacolo ancora potente e ammaliante nella sua unicità. I seguiti non sono mai riusciti a riproporre adeguatamente la mescola che ha avuto questo indimenticabile film, risultando inutili quando non addirittura inguardabili. Poco importa, quello che interessa è che nonostante il tempo sia trascorso il film di Proyas sia ancora capace di farci luccicare gli occhi.
Le coincidenze accadono
Per una pura casualità il diario del cinefilo pigro e “La Bara Volante” condotta da Cassidy Plissken, hanno pubblicato due recensioni diverse de “Il Corvo” nello stesso momento. Direi quindi che è buona cosa che andiate a fondo nell’oscurità e vi gettiate tra le braccia della cara bara volante, come sempre la X indica il punto dove scavare.