Matrix Resurrections

Matrix Resurrections - Lana Wachowski

Matrix Resurrections – Nuovamente in anticipo sui tempi

Trinity: È la domanda il nostro chiodo fisso, Neo. È la domanda che ti ha spinto fin qui. E tu la conosci, come la conoscevo io.
Neo: Che cos’è Matrix?

La domanda che assillava Neo nel film del 1999 trova risposta in “The Matrix Resurrections” e come spesso accade nel cinema, anche questa volta porterà a una delusione. Oggi non è importante comprendere cosa sia Matrix, capirne regole e caratteristiche, ma decidere se aderirvi o meno. Ora a contrapporsi non è il reale con virtuale, ma scegliere con la propria mente o accettare che siano altri a farlo.

“The Matrix Resurrections” inizia con un errore di sistema che fa rivivere al capitano Bugs (Jessica Henwick) il momento in cui la rivoluzione che portò alla pace tra uomini e macchine ebbe inizio. Ben presto scoprirà che a creare questa anomalia è Neo (Keanu Reeves) stesso, per molti ritenuto morto, ma che in realtà è vivo assieme a Trinity (Carrie-Anne Moss) in Matrix e vuole essere riportato fuori dal sistema. Ma come mai sia Neo che Trinity non ricordano più la loro identità e sopratutto, perché le macchine vogliono tenere i due collegati al sistema?

Bugs: Così déjà vu e così tutto sbagliato. Forse non è la storia che pensiamo sia.

Sul finire del vecchio millennio i Wachowski riscrivevano l’intera estetica del cinema d’azione americano, mandando definitivamente in pensione gli ultimi eroi muscolari rimasti. Oggi una sola delle sorelle Wachowski, Lana, con “The Matrix Resurrections” demolisce quanto fatto dal lontano capostipite della saga, dando forma a una pellicola che disattende le attese, anarchica rispetto all’attuale approccio dei cosiddetti franchiste cinematografici. Ma con un dente più avvelenato che mai, Lana non risparmia critiche verso il sistema produttivo attuale delle major (splendida la riunione del team creativo in tal senso che avrebbe preferito l’ennesimo reboot mascherato da seguito), come pure verso il pubblico “pecorone” (e così lo definisce, ci definisce, nel film senza possibilità di dubbio) che non ha più interesse nella scoperta, ma anzi esige che il creatore sia al suo comando, azzerandone di fatto l’espressività e la personalità artistica.

Non ce ne accorgiamo ma siamo tutti intrappolati in questi strani ripetitivi loop.

Se fosse una ciambella “The Matrix Resurrections”, da qualsiasi punto di vista la si guardi sarebbe palesemente imperfetta. Ma è proprio nella sua mancanza di concentricità, nei suoi difetti che riesce a risvegliare lo sguardo assuefatto da produzioni algoritmiche. Lana Wachowski prende le redini del racconto e si diverte a trasformare una trilogia di culto, una produzione che ha fatto storia fuori dallo schermo grazie a mille e più teorie ad opera dei fan, in una parodia di se stessa, ma allo stesso tempo donandone una contemporaneità lucida e anarchica. Il film della regista americana è una corsa contro l’immaginario collettivo creatosi attorno alla trilogia della matrice, ma anche un abbraccio sentito a tutti coloro che nel corso degli anni non hanno mai smesso di guardare oltre la mera superficie produttiva di un falso mito contemporaneo. “The Matrix Resurrections” è il Blockbuster che non cerca di essere pellicola d’autore e filosofica, fantascienza popolare e azione per drogati della stessa. Al contrario questo quarto capitolo spogliato da tutti gli orpelli del fantastico è un grido disperato sulla necessità del contatto umano, sul ritrovare se stessi in mezzo ad un mare d’informazioni a cui la matrice (un qualsiasi social network nel mondo di oggi), ci sottopone ogni giorno per controllare gusti i abitudini di chi si lascia incantare senza riflettere su tutto quanto gli stia attorno.

Ti hanno insegnato bene. Ti hanno fatto credere che il loro mondo è tutto ciò che meriti. Ma una parte di te sa che è una bugia. Una parte di te ricorda cosa è reale.

“The Matrix Resurrections” rispetto alla trilogia originale abbandona gran parte della filosofia new age di cui il racconto era intriso (e che costituiva un fardello a tratti eccessivo nei seguiti “Reloaded” e “Revolutions“), come pure gran parte dell’azione fatta di cavi ed effetti speciali in computer grafica. Dall’altra parte però mette in scena un racconto molto stratificato, ma allo stesso lucido con uno strato superficiale che potrà essere goduto da chiunque, anche chi della trilogia originale sa poco o nulla (anche se pare assai difficile una simile anomalia sistemica). “The Matrix Resurrections” è anche il film che i detrattori dei Wachowski attendevano con ansia, per affondare ancora di più lame critiche nei confronti della loro, ma in questo caso di quella di Lana, visione del cinema mainstream contemporaneo. Come sempre anche questa è una scelta da compiere e quella che Lana Wachowski chiede di compiere è estremamente semplice: abbandonarsi al racconto e accettarlo così com’è, o rinnegarlo e iniziare a cerchiare tutti i momenti che non “funzionano”, che non sono “come dovrebbero essere”. Come recita la locandina del film, in questo caso: “La scelta è vostra”.

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"Matrix Resurrections" è una corsa contro l’immaginario collettivo creatosi attorno alla trilogia della matrice, ma anche un abbraccio sentito a tutti coloro che nel corso degli anni non hanno mai smesso di guardare oltre la mera superficie produttiva di un falso mito contemporaneo.
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