Assassinio sul Nilo

Assassinio sul Nilo – Noioso e prevedibile

Visto il successo di “Assassinio sull’Orient Express” la coppia Branagh/Green ci riprovano con questo “Assassinio sul Nilo”. Tratto dall’omonimo libro della scrittrice inglese Agatha Christie, questo seguito si prefigge di rispettare l’intreccio del romanzo, creando un legame con il precedente film attraverso il personaggio di Hercule Poirot. Kenneth Branagh è nuovamente regista nonché interprete principale di questa nuova avventura investigativa sulle acque egiziane del Nilo.

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La ricca e seducente Linnet Ridgeway (Gal Gadot) s’innamora dell’avvenente Simon Doyle (Armie Hammer), promesso sposo della sua migliore amica Jacqueline de Bellefort (Emma Mackey). Dopo averlo sottratto all’amore di quest’ultima, Linnet e Simon decidono di sposarsi. Il matrimonio verrà celebrato in Egitto e gli invitati sono alcuni dei parenti e amici più stretti della donna, ma tra questi ci sarà anche il celebre investigatore Hercule Poirot, che si trova in quei luoghi a causa di un’indagine appena conclusa. A guastare le nozze piomberà come uno spettro Jacqueline de Bellefort, infuriata con l’amica per averle sottratto il fidanzato. Preoccupata dagli atteggiamenti ossessivi della donna nei suoi confronti Linnet chiederà l’aiuto di Poirot. Questo inizialmente riluttante, si vedrà costretto a entrare in azione quando i festeggiamenti si tramuteranno in tragedia a causa di un omicidio tra i passeggeri del Karnak, l’imbarcazione scelta da Linnet per continuare la luna di miele assieme agli amici più cari e lontana da Jacqueline de Bellefort.

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Il regista inglese Kenneth Branagh e lo sceneggiatore Michael Green, con questo “Assassinio sul Nilo”, di fatto prendono tutto quello che aveva funzionato e non nel precedente film e lo ripropongono. Dal fascino orgogliosamente vintage di costumi e ambientazioni, fino ad arrivare a un Poirot che sovrasta l’importanza dell’intreccio narrativo, questa nuova pellicola paga due conti molto salati. Il primo è la mancanza dell’effetto novità riguardo la nuova dimensione che il personaggio principale occupa all’interno dell’adattamento. Il secondo è la totale assenza di lussuria in un racconto dove questa avrebbe dovuto essere parte portante della storia.

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Certo i corpi di Gal Gadot e Emma Mackey sono sinuosi, ma non riescono ad innescare il desiderio, né sull’ambiguo Simon Doyle (interpretato da un Hammer quasi completamente fuori luogo), né tantomeno nello spettatore. Essendo la contesa dell’uomo da parte di due donne la base del un racconto, nonché motore scatenante di tutti gli eventi che danno il via all’indagine di Poirot, l’oltremodo patinata estetica della messa in scena affossa ogni desiderio. A uscirne vincenti da questo “Assassinio sul Nilo”, troviamo l’investigatore interpretato da Kenneth Branagh e la noia, in questo adattamento che trova nella sua confezione l’unica valida ragione per concedergli due ore al cinema. Un po’ poco vista la notorietà del romanzo da cui è tratto.

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In breve
Assassinio sul Nilo trova nella sua confezione l’unica valida ragione per concedergli due ore al cinema. Un po' poco vista la notorietà del romanzo da cui è tratto.
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