L’ultimo Boy Scout

Missione: sopravvivere

L’ultimo Boy Scout – Nato per essere un cult

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E’ l’anno 1991 quando iniziano i lavori su “L’ultimo Boy Scout”. Il produttore Joel Silver (“The Matrix“) ha per le mani la classica gallina dalle uova d’oro, lo sceneggiatore Shane Black. Questo arriva da una serie di successo quale “Arma Letale” e il cult “Scuola di mostri” e ha per le mani un noir poliziesco che promette di scalare il box office. Sempre nel ’91 ci sono due figure ad Hollywood che girano alla ricerca di un progetto che li risollevi da alcune cocenti delusioni. La prima è Bruce Willis, che dal sonoro flop ottenuto con “Hudson Hawk – il mago del furto” deve fare qualcosa per ritrovare il suo pubblico. La seconda è invece Tony Scott che l’anno prima si vede strappare dal produttore Ray Stark “Revenge – Vendetta” che lo rimonta a piacimento e poi, il suo “Giorni di Tuono”, viene cassato dalla critica e premiato timidamente dal pubblico al botteghino. Anche lui come Willis è in cerca di un progetto che lo riporti ai fasti dell’epoca “Top Gun“. Joel Silver che è uno dei più potenti produttori in seno alla Warner Bros, fiuta la possibilità di avere i due talent per la realizzazione de “L’ultimo Boy Scout”, un noir metropolitano scritto dal miglior sceneggiatore del momento.

Con Willis e Scott in partita e un racconto per lo schermo pronto a macinare incassi cosa potrebbe andare storto? In linea teorica nulla, ma Silver non ha fatto i conti con lo studios che con Willis in manifesto e Scott alla regia, più che un noir poliziesco vorrebbero un nuovo “Die Hard”. E quindi come trasformare la baracca in un colossal d’azione, dopo che tutti hanno accettato tutt’altro tipo di film? Mettendo sotto Scott e Black che si ritrovano, loro malgrado, a lavorare “alla giornata”, con il primo costretto a dirigere una sceneggiatura che viene riscritta e rimaneggiata quotidianamente dal secondo che tenta di mediare tra le sue idee e quelle dello studio. Ma nonostante una lavorazione burrascosa “L’ultimo Boy Scout” esce e convince la critica, un po meno il pubblico, ma ancora oggi è uno dei migliori film diretti da Tony Scott (divide il podio con “Una vita al massimo“) e un cult imperdibile per gli amanti del poliziesco d’azione.

Losa Angeles, una mattinata di sole come tante. Il detective privato Joseph Hallenbeck (Bruce Willis) viene svegliato da un gruppo di ragazzini che tentano di rubargli l’orologio. Tornato in ufficio l’amico Mike Matthews gli passa un caso di cui non può più occuparsi: fare da guardia del corpo a Cory (Halle Berry) una spogliarellista. Giunto nel locale dove questa lavora, Hallenbeck conoscerà il fidanzato di lei, Jimmy Dix (Damon Wayans), ex giocatore di football finito in disgrazia a causa di alcune scommesse clandestine. Quando Cory verrà uccisa i due inizieranno ad indagare sui motivi del assassinio, scoprendo che dietro a questo si celano un ricco imprenditore e un politico corrotto.

L’acqua è bagnata, il cielo è blu, e le donne hanno i segreti… e chi se ne frega!

Joe Hallenbeck

Basterebbe la locandina de “L’ultimo Boy Scout” per fugare ogni dubbio su cosa la Warner Bros avesse in mente per questo titolo, con quel Bruce Willis in primo piano e una bella esplosione a fare da sfondo. Invece per sfortuna loro il film diretto da Tony Scott pur non essendo avaro d’azione, non eccede mai, anzi contando il pedigree del regista inglese si può dire che questo sia uno dei titoli più misurati della sua carriera. La sceneggiatura di Shane Black ibrida il buddy movie con il noir, tagliando via la figura della femme fatale, ma amplificando all’inverosimile i tratti caratteriali turbolenti del protagonista. Il personaggio interpretato da Bruce Willis è perfetta incarnazione di eroe autodistruttivo in cerca di una personale redenzione, che si ritrova suo malgrado all’interno di di situazioni che lo vedono sempre fuori tempo e luogo. Nonostante l’impegno per apparire moderno, la sua etica morale lo costringe alla lotta continua con un quotidiano che gli sfugge di mano, che non riesce a decodificare e ben rappresentato dal rapporto conflittuale con moglie e figlia, due figure femminili come sempre importanti nelle storie di black. A trasportare il detective nell’epoca moderna c’è ovviamente il personaggio di Jimmy Dix, che non riesce proprio a capire la spigolosità caratteriale di Hallenbeck, dando vita a battute e momenti di un magnetismo senza pari.

Se “L’ultimo Boy Scout” è la visione definitiva del noir in salsa Shane Black (quindi con tocchi di commedia sparsi un po’ ovunque), bisogna anche sottolineare che questo funziona grazie alla regia di Tony Scott. Il cineasta inglese qui è al suo meglio, senza tralasciare alcuni suoi marchi di fabbrica, come l’utilizzo di filtri colorati per le lenti e un ricercato movimento di camera nelle scene d’azione, lavora di cesello evitando eccessi visivi che avevano appesantito alcuni dei precedenti lavori (ad esempio “Beverly Hills Cop 2”). Da sempre regista di momenti prima che di attori, Scott riesce qui ad ottenere il massimo dal cast, grazie alla sua perizia tecnica nella messa in scena, che valorizza situazioni e sopratutto lo scambio di battute che il protagonista ha con qualsiasi personaggio entri in contatto. Certo è che “L’ultimo Boy Scout” oltre ai suoi autori deve accontentare anche lo studio, interessato più a botti ed esplosioni che a un racconto interessante e coeso. La pellicola riesce comunque a farlo con alcune sequenze d’azione, che se non sono memorabili, sicuramente riescono a raccordarsi degnamente con la storia, senza mai eccedere, divenendo propedeutiche alla stessa. Dalla sparatoria nel bosco, all’assassinio della giovanissima Halle Berry,i momenti più movimentati si amalgamo perfettamente al climax generale, senza mai sembrare inseriti forzosamente da una produzione che bisticcia con il team creativo. “L’ultimo Boy Scout” dal 1991 ad oggi non ha perso un minino di credibilità, divenendo un cult d’azione irresistibile capace di regalare uno spettacolo divertente e indimenticabile.

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Cult d’azione irresistibile capace di regalare uno spettacolo divertente e indimenticabile.
3.5
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