Lo strangolatore di Boston

Lo strangolatore di Boston – Incolore

Tratto dagli omicidi avvenuti a Boston negli anni ’60, “Lo strangolatore di Boston” è un film scritto e diretto da Matt Ruskin che riporta sullo schermo gli eventi già narrati nel 1968 dall’omonimo film di Richard Fleischer. Tuttavia, il nuovo adattamento cambia radicalmente il punto di vista riguardo ai fatti. Mentre nella vecchia pellicola tutto era filtrato attraverso il corpo ed le emozioni dell’investigatore John S. Bottomly (Henry Fonda), il nuovo film analizza gli eventi attraverso la giornalista Loretta McLaughlin e la sua collega Jean Cole. Così facendo, il film descrive un periodo non più attraverso lo sguardo dell’eroe americano tutto d’un pezzo, ma da quello di due donne la cui vita è in bilico tra famiglia e lavoro.

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Dal 1962 al 1964, a Boston, tredici donne di età compresa tra i diciannove e gli ottantacinque anni furono strangolate nella propria abitazione. La polizia inizialmente considerò i primi omicidi come eventi isolati, finché la giovane giornalista Loretta McLaughlin non pubblicò un articolo sul “Boston Record American” in cui evidenziava il legame tra le vittime: il modus operandi dell’assassino. Dopo la pubblicazione dell’articolo, la polizia e l’editore tentarono di screditare il lavoro di McLaughlin, ma di fronte all’aumento dei casi, dovettero ritornare sui propri passi. Fu così che iniziò per la giornalista una carriera nel giornalismo investigativo, terreno da sempre riservato solo agli uomini, e dovette compiere scelte personali estremamente difficili per una donna dell’epoca.

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La visione de “Lo strangolatore di Boston” ci riporta alla mente “Zodiac“, che a sua volta richiamava i grandi film d’inchiesta degli anni Ottanta, come ad esempio “Tutti gli uomini del presidente”. In entrambi i casi, Fincher, così come Ruskin oggi, si sono ispirati a quanto di meglio il cinema d’inchiesta ha offerto negli anni. La differenza tra i due film, tuttavia, risiede nel risultato che si vuole ottenere o forse nel tipo di pubblico che si vuole raggiungere. Se “Zodiac”, pur aggiornando lo stile, rimaneva classico nel modo di affrontare una storia che sembrava quasi impossibile che avesse radici nella realtà, “Lo strangolatore di Boston” si concentra su altro.

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Certamente, il film diretto da Ruskin tratta gli eventi con una buona ricostruzione, ma più che sull’indagine, si concentra sull’analisi della psiche dell’assassino e sulla percezione che una donna aveva degli eventi, nonché su come viveva questa sua ossessione con chi le stava accanto. Ne “Lo strangolatore di Boston” non mancano momenti in cui la tensione viene abilmente ricostruita, ma l’interesse generale è incentrato sulla percezione della figura femminile di quegli anni. Si può essere vittime di una società così come di un assassino, ma questo cambia solo il modo in cui accade, non il risultato.

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Per raccontare questa storia, Ruskin poggia la riuscita del suo film sulle spalle della sua interprete principale, Keira Knightley, che interpreta la protagonista Loretta McLaughlin. L’attrice inglese è sufficientemente capace di reggere il peso dell’intera operazione, anche se in alcuni momenti sembra fin troppo aderente al personaggio, risultando poco viscerale nel suscitare emozioni come ansia o terrore. “Lo strangolatore di Boston”, seppur gradevole, compie un errore di misura nella gestione delle sue parti, sbilanciandosi troppo a favore dei personaggi e lasciando poco spazio ai fatti. Il risultato è un film compatto, ma che fatica a emozionare, restituendo una visione forse troppo incolore su eventi così tragici.

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2.5
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