Elizabethtown – I luoghi dell’animo
Il cinema può essere considerato un viaggio all’interno e all’esterno di un sogno, un percorso che guida lo spettatore dentro o fuori se stesso ponendo interrogativi e autocritiche di ogni genere. Il trasporto mentale e sentimentale, nonché l’estraniazione dalla realtà per abbracciare un’illusione non è una novità (forse semplicemente questo è il concetto di cinema), viene proposta e rinnovata di anno in anno nelle pellicole di ogni genere. L’ultima fatica del regista Cameron Crowe (Jerry Maguire) “Elizabethtown” altro non è se non un viaggio alla riscoperta della vita, partendo dal suo esatto opposto, la morte.
Il protagonista Drew Baylor (Orlando Bloom), è un designer di un’industria calzaturiera sull’orlo del fallimento a causa di una creazione di quest’ultimo, porbabilmente troppo rivoluzionata per essere capita da chiunque. Deciso ad uccidersi piuttosto che affrontare il peso di un simile evento, viene bloccato dall’improvvisa morte del padre che lo porterà alla scoperta di tutti i suoi parenti residenti nella tranquilla e dispersa cittadina di Elizabethtown. Nel viaggio da compiere per arrivare al funerale conoscerà Claire Colburn, una hostess fuori dal normale, carica di vitalità e voglia di vivere.
L’incontro con questa gli farà comprendere quanto importante sia non vergognarsi di una cosa in cui si crede o si ha creduto in quanto riflesso di noi stessi, il ritrovamento dei suoi parenti invece lo aiuterà a capire quanto importante sia la vita per sprecarla. “Elizabethtown” è una bellissima commedia commentata da delle musiche splendide, nonché da protagonisti e comprimari ben caratterizzati e degnamente trasportati sullo schermo dagli interpreti scelti. Tutto scorre perfettamente nelle due ore di film, tra gag ben inserite, riflessioni mai banali e nemmeno pesanti per lo spettatore, una confezione sontuosa, ma anche una artificiosità che veramente non merita, ma di cui è afflitto.
Purtroppo la scelta di affidare al mono espressivo attore inglese la parte del protagonista si rivela in alcuni punti tutt’altro che azzeccata, in quanto non riesce a cogliere alcuni aspetti molti importanti del personaggio. Dividendo i percorsi del film in due principali strade, troviamo da una parte l’importanza della vita e dall’altra il rispetto di se stessi, purtroppo però solo il primo sembra venire ben restituito da Orlando Bloom, mentre l’altro è rappresentato con discontinuà efficacia. A far pesare meno il tutto c’è la solare Kirsten Dust e i comprimari come Susan Sarandon, Paul Schneider, i quali regalano dei momenti indimenticabili, divertiti e divertenti.
“Elizabethtown” rimane comunque un bellissimo viaggio tra i colori dell’animo umano che vale la pena d’intraprendere almeno una volta, ci si diverte ed alla fine fa riflettere. Spiace vedere una sceneggiatura ed una messa in scena degna di nota zoppicare su degli errori scontati proprio come l’insuccesso del protagonista e del suo sogno di gloria, relegando il film ad opera minore di un regista che negli ultimi anni ha regalato delle pellicole splendide.