Blood Diamond – Verità taciute
Guardando la filmografia del regista Edward Zwick non si può non notare come la qualità dei film da lui realizzati sia spesso altalenante, o forse sarebbe meglio sottolineare il fatto che il modo di intendere cinema da parte del cineasta sia talmente personale da venire più volte frainteso. Per il suo ultimo kolossal avventuroso abbandona le terre nipponiche medioevali de “L’ultimo samurai”, a favore del più “moderno” continente africano anni ’90. “Blood Diamond” ambienta la storia di due uomini dall’egoistica umanità, nel mezzo della guerra civile del 1992 in Sierra Leone.
Qui si muovono Danny Archer (Leonardo DiCaprio) e Solomon Vandy: il primo un trafficante di diamanti illegali ed il secondo un padre che vuole riunire la sua famiglia. La scoperta da parte di Vandy di un rarissimo diamante rosa farà si che Archer lo aiuti nel suo scopo, a prezzo che egli riveli dove ha nascosto la pietra. Costantemente in bilico tra il voler essere un blockbuster d’azione ed un film di cronaca, “Blood Diamond” scorre come una corsa campestre per tutta la sua durata. Edward Zwick muove la macchina da presa restituendo la sua classica estetica da cartolina malinconica, in un territorio che questa volta gli è meno congeniale del previsto.
Se infatti nel ricostruire epiche pellicole in costume, si pensi anche a “Glory”, gli ha procurato una certa notorietà e successo, l’avvicinarsi dei tempi e delle storie agli anni moderni spogliano il suo modo di girare di quel phatos a cui ci ha abituati. La pellicola cura benissimo tutte le parti in cui si muovono i due protagonisti, dove invece fallisce peccando di superficialità è negli innesti collaterali della storia. Non è un caso imbattersi in momenti di stanca quando il fiume principale della trama devia il suo corso su fatti secondari, molto interessanti che creano l’atmosfera, ma i quali invece di aumentare la consistenza del film ne sminuiscono la forma, appesantendo un’intelaiatura narrativa altresì perfetta per innescare una riflessione.
Chiaro e scuro si scontrano in “Blood Diamond” quando avrebbero fatto meglio ad intrecciarsi, andando così ad infliggere un duro colpo nelle menti degli spettatori ignari che alcune verità ancora oggi siano prese alla leggera come anelli di fumo. Il risultato finale è un film indeciso sulla strada da compiere per rimanere impresso nelle menti di chi lo vede. Gli unici che non rimarranno delusi saranno coloro i quali si lasceranno abbandonare dalle immagini del baraccone imbastito da Zwick, che regala i momenti migliori quando mette da parte velleità documentaristiche e si ricorda di essere un film.