Cani Sciolti

Cani Sciolti – Bentornati anni ’90

In “Cani Sciolti” Bobby e Stig, Denzel Washington e Mark Wahlberg, sono criminali che nascondono una doppia identità. Quando non rapinano banche il primo è un agente della DEA, il secondo un militare della marina statunitense, entrambi hanno come obbiettivo l’arresto di un boss della droga. In seguito a una rapina nel posto sbagliato, Bobby si ritroverà accusato dell’omicidio di un collega, mentre Stig invece si vedrà tradito dai suoi compagni. Costretti a collaborare per sistemare il caos generato, dovranno fidarsi l’uno dell’altro per riprendersi le proprie vite. All’inizio del film “Patch Adams”, la voce fuori campo di un depresso “Robbie Williams” descrive la vita come un continuo ritorno a casa, sembra il cinema Hollywoodiano inizi a sentire questa necessità.

Cani Sciolti

“Cani sciolti” diretto da Baltasar Kormàkur (Contraband) rappresenta proprio il ritorno (al futuro) alla “genuinità” del genere d’azione di un tempo, quello costituito da uomini “ordinari” in situazioni straordinarie da affrontare genuinamente in coppia (ma anche in singolo a seconda dei casi), come accadeva nelle pellicole a cavallo tra gli ’80 e ’90 (qualcuno potrebbe sottolineare come “Sotto Assedio” avesse già compiuto un tentativo in questa direzione, ed in effetti avrebbe pienamente ragione, ma in questo caso l’operazione è di stampo diverso).

Cani Sciolti

La pellicola del regista islandese parte da un fumetto e crea una messa in scena in grado di inglobare nel proprio corpo, le memorie ritmiche di Richard Donner e John McTiernan, unendole all’estetica dello scomparso Tony Scott. Il risultato di questa ibridazione è un film piacevole, capace di guidare lo sguardo in lidi conosciuti dalle limitate sorprese, ma allo stesso tempo in grado di divertire ugualmente perché non afflitti dalla stanchezza del già visto (anche se di fatto “Cani Sciolti” non propone nulla di veramente nuovo).

Cani Sciolti

Baltasar Kormàkur si ritrova a gestire nello spazio scenico di “Cani Sciolti”, un ritrovato Wahlberg e per la prima volta un giocoso Washington, evitando di far collassare due corpi così diversi ed ingombranti, è obbligato a un meticoloso lavoro di cesello per adattare un modello cinema artigianale e tangibile (passato?), che seppur assente di una spinta propulsiva innovatrice, riesce a non far dimenticare il nome dei protagonisti dopo i titoli di coda.

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2.5
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