The Menu – Chef’s Table in diretta dall’abisso
L’idea alla base di “The Menu” diretto dal britannico Mark Mylod (regista per lo più televisivo) si sposa bene con un contemporaneo in cui la cucina, chi ci lavoro dentro, ma anche fuori, sono al centro dell’intrattenimento popolare. Innegabile come negli ultimi anni, qualsiasi cosa gravita attorno al mondo culinario riscuota un successo trasversale, andando a coinvolgere pubblico di ogni razza ed età. Il film sfrutta quindi la sovraesposizione del tema immaginando cosa accadrebbe se la pressione lavorativa di una batteria di cucina, si trasforma in lucida follia, che ha come zenith la distruzione di un microcosmo racchiuso tra le mura di quello che noi chiamiamo, banalmente, ristorante.
In “The Menu” ci viene raccontata la storia del giovane Tyler (Nicolas Hoult), appassionato di cucina che con la giovane fidanzata Margot (Anya Taylor-Joy) ha finalmente la possibilità di cenare ad Hawthorn, un celebre ristorante situato in un’isola e gestito dal famoso chef Slowik (Ralph Phiennes). Assieme ad un piccolo gruppo di ospiti avranno l’occasione non solo di partecipare ad un’esclusiva cena, ma anche di scoprire tutti i segreti che hanno reso famoso Hawthorn e le persone che ci lavorano dentro. Tutto procede come un sogno per Tyler, molto meno per la disincantata Margot, fino a quando durante la cena alcuni insoliti eventi daranno una piega inaspettata alla serata.
Visivamente curato e scandito da un montaggio che strizza ironicamente l’occhio ad alcune trasmissioni televisive a tema culinario, “The Menu” da brava commedia nera qual è, regala più di qualche risata amara. Mark Mylod non sbaglia mai i tempi nel suo mettere al bando la sofisticazione di una cosa semplice come l’atto di mangiare, sottolineando come sempre più spesso si distolga l’attenzione dall’essenziale, il piatto che si ha davanti. Un cinema satirico e allo stesso tempo di condanna, che riflette sui gusti di un pubblico interessato sempre meno al contenuto, in favore della forma, preferendo un approccio sempre più frivolo e distaccato a verso qualsiasi forma d’arte creativa, tra cui ovviamente quella della cucina.
In “The Menu” troviamo un artista ossessionato dal voler lasciare un segno nel pubblico nella figura di Slowik, interpretato da un perturbante Ralph Phiennes palesemente divertito nel suo portare all’estremo il proprio personaggio. Mentre dall’altra parte della barricata, tra i vari partecipanti alla cena, sono ovviamente Tyler e Margot a rappresentare il pubblico più generalista possibile, dalle opinioni polarizzanti e contrapposte. Mentre Tyler è il fan che negherebbe qualsiasi cosa pur di essere apprezzato dal proprio idolo, in questo caso Slowik, Margot rappresenta esattamente l’opposto, una figura ancorata alla realtà che non senti il bisogno di uniformarsi a un pensiero comune di branco.
“The Menu” di Mark Mylod si muove attorno a questi tre poli estremamente diversi, ma in perfetto equilibrio tra loro. Tutto quello che li circonda altro non è che un riempitivo per distrarre lo sguardo dalla critica che il film mette in scena nei confronti della percezione dell’arte da parte del pubblico, sempre più impoverito da un gioco di ricerca sterile dell’errore minimo, o della caratteristica unica, ma il più delle volte insignificante. Nel mettere sotto processo il pubblico “The Menu” risulta più divertente che imprevedibile, al punto che, soprattutto nella parte finale arriva con poche forze, abbandonando ogni deriva politica per abbracciarne una decisamente più moralistica. Questa volta però sarebbe stato preferibile il contrario, lasciandoci nel vuoto a riflettere.