Barbarian

Barbarian – Abbiamo ancora paura del prossimo?

Esordio alla regia per il comico Zach Cregger che, come molti prima di lui, si cimenta con il genere horror dando vita a questo “Barbarian”. Oltre al posto dietro la macchina da presa, si è preso pure la sedia di fronte alla macchina da scrivere, curandone anche la sceneggiatura. Il film oltre a inseguire lo spavento creando tensione crescente da far esplodere nei momenti giusti, cerca di riflettere sulla natura umana, soprattutto nei mostri che si nascondono in bella vista, quelle figure all’apparenza normali ma che hanno una distorta percezione del reale. L’ambizione quindi non manca e nemmeno la tecnica, ma qualcosa sembra non funzionare completamente.

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“Barbarian” racconta lo strano incontro tra Tess (Georgina Campbell) e Kieth (Bill Skarsgård), che si ritrovano per uno strano scherzo del destino a dividere la stessa abitazione affittata on-line su due portali differenti. Inizialmente la diffidenza di Tess accende in lei qualche timore nei confronti di lui, ma quando scoprirà che non c’è nulla da temere i due passeranno una piacevole serata tra vino e risate. Il giorno dopo al ritorno da un colloquio, Tess tornata a casa scenderà nel seminterrato rimanendo chiusa dentro. Quella stanza però nasconde più di qualche segreto e al ritorno di Keith, cha l’aiuterà ad uscire, i due si ritroveranno a vivere un vero e proprio incubo.

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Zach Cregger nel suo primo lungometraggio torna a parlare della periferia americana, del lento ed inesorabile disfacimento sociale dovuto alla crisi economica, ma anche dei rapporti tra persone diventati sempre più complicati nella tanto decantata era dei social network, ideati per unire ma finiti per allontanare. Come scritto poco sopra “Barbarian” in effetti non manca di ambizione, al punto che oltre a tutte queste tematiche, si aggiunge anche una critica legata agli abusi sulle donne, che di fatto diventa la colonna portante di gran parte della pellicola. La cosa che colpisce, o se preferiamo stupisce, del film di Cregger è come tutta questa abbondanza di tematiche sia esposta con una lucidità invidiabile.

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Diviso praticamente in due parti “Barbarian” porta in scena dapprima il terrore per poi sfociare nell’orrore, compiendo delle scelte stilistiche e narrative precise e funzionali. Se è vero che nella comicità i tempi sono tutto, lo sono anche nel film di Cregger che con un cast misero e, per la maggior parte del tempo, un’unica location, trasporta lo sguardo all’interno di questo malsano mondo popolato da personalità dubbie e parti mostruosi di una società (dalle radici reganiane) che preferisce l’apparenza negando la realtà quando essa diviene scomoda (l’incontro tra Tess e la polizia è un chiaro esempio). Ma nonostante una scrittura e realizzazione degne di nota qualcosa in “Barbarian” stride all’inizio e si rompe completamente verso il finale.

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La pellicola infatti è molto più godibile nella sua prima metà, dove tensione e terrore sono gestiti al meglio dalla regia di Cregger. Quando però la paura cede all’orrore il film inizia a sfilacciarsi, lo spavento diventa molto grossolano, ma soprattutto le tematiche tanto ben trattate fino a questo punto, perdono di consistenza finendo per rappresentare un peso per gran parte del secondo tempo. “Barbarian” che per buona parte del tempo sembrava rielaborare archetipi di genere a piacimento, finisce per riproporre gli stessi con poca originalità nel più canonico modo possibile. Il pubblico americano in sala ha comunque apprezzato, qui da noi viene distribuito direttamente in streaming, ottima scelta per non relegarlo sotto l’etichetta “uno dei tanti” (che non merita).

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2.5
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