Immortals

Immortals – Lo stile fagocita ogni cosa

L’approdo al peplum del regista indiano Tarsem Singh con questo “Immortals” sembra il punto di arrivo definitivo, per quel che concerne la potenza evocativa della sua visione cinematografica. Nel suo primo lungometraggio “The Cell”, con protagonista Jennifer Lopez, aveva messo in bella vista la sua voglia di stupire attraverso immagini surreali, tanto affascinanti quanto efficaci a valorizzare un prodotto abbastanza mediocre sul piano del racconto. Con il successivo “The Fall” conferma questa sua capacità che unita ad una sceneggiatura riuscita e stratificata, da vita ad un piccolo cult che non ha goduto di una distribuzione efficace in sala, ma si è rifatto grazie al passaparola in home video.

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“Immortals”, avventura di stampo epico/leggendario, concede nuovamente a Tarsem di realizzare l’ennesimo spettacolo visivo. La storia racconta del malvagio re Iperione che dopo aver perso la famiglia decide di dare battaglia agli dei dell’Olimpo. Per fare questo decide di liberare i titani, guerrieri immortali imprigionati da Zeus dopo una battaglia durata millenni. L’unico modo per spezzare le catene che li tiene imprigionati è entrare in possesso di un’arma leggendaria: l’arco di Epiro. A ostacolare il piano di Iperione ci penserà Teseo con l’aiuto dell’indovina Fedra, che l’aiuterà a trovare l’arco prima che cada nelle mani del malvagio sovrano. La lotta per la salvezza dell’umanità è ancora tutta da scrivere, ma cambierà per sempre gli equilibri tra uomini e dei.

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Il film sceneggiato da Charley Parlapanides e Vlas Parlapanides vede proprio nell’inconsistenza della scrittura il suo problema principale. In “Immortals” personaggi piatti si muovono all’interno di un racconto con poco mordente, il risultato è una visione bolsa che procede meccanicamente nella totale mancanza di tensione. Il regista indiano infonde un fascino tutt’altro che trascurabile alle immagini, aiutato nuovamente dai costumi di Eiko Ishioka (Dracula) e dalle scenografie ad opera di Tom Foden, ma tutto questo impianto visivo si rivela incapace di dare un qualche tipo di spessore alla pellicola, che si rivela ben presto un esercizio stilistico fuori controllo, in cui ambienti e personaggi implodono inesorabilmente.

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“Immortals” vuole essere prima di tutto un’entusiasmante avventura di genere, ma finisce per essere un rutilante carrozzone visivo fine a se stesso. Il gruppo di attori principali, su cui svetta un Mickey Rourke nel ruolo del malvagio sovrano Iperione, non riesce a dare consistenza al dramma che personaggi su cui pesa di destino del mondo vivono di minuto in minuto. Henry Cavill e Frieda Pinto si rivelano poco incisivi nei rispettivi ruoli, ma perfetti nell’affresco visivo portato sullo schermo dal regista indiano. “Immortals” infatti decide ben presto di abbandonare il testo in favore dell’immagine, salvando il salvabile, divenendo un titolo interessante più per i difetti che lo hanno generato che per lo spettacolo che ha da offrire.

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