IT – capitolo due

IT – capitolo due – Un seguito troppo grande

Una promessa è una promessa e i perdenti, la loro, l’avevano siglata con il proprio sangue: sarebbero tornati quando lui fosse ricomparso. Ora dopo ventisette anni IT fa il suo ritorno e inizia nuovamente ad uccidere. Mike Hanlon (Isaiah Mustafa) non ha mai lasciato Derry e in questi anni ha cercato il modo per sconfiggerlo definitivamente. Sarà lui a riunire nuovamente i perdenti che una volta arrivati nella cittadina del Maine, affronteranno i ricordi e le proprie paure fino a giungere allo scontro finale con il loro peggior incubo IT. Seconda e conclusiva parte per questa trasposizione del celebre romanzo di Stephen King.

Andrés Muschietti e Warner Bros lasciano un segno indelebile ed innegabile nel panorama cinematografico odierno, portando in sala il primo vero kolossal dell’orrore. Potrete anche detestarla ma questa trasposizione ha cambiato la percezione che il pubblico ha del genrere

Alla regia nuovamente Andrés Muschietti che cerca di bissare il successo della prima parte mediando tra esigenze filmiche e fedeltà al romanzo. Quest’ultima è la scommessa rischiosa e allo stesso tempo qualla che si può considerare vinta. Il primo capitolo tradiva la struttura episodica a flashback del romanzo e allo stesso tempo portava avanti di trent’anni le lancette dell’orologio per ambientare il film negli anni ’80. Il risultato fu una pellicola dal ritmo indiavolato capace di ricreare su schermo le emozioni del romanzo, al netto di qualche vistoso scivolone narrativo e di stile, perdonabile una volta accettate le due enormi libertà sopra menzionate che l’adattamento si è preso nei confronti del romanzo cartaceo.

IT - capitolo due

Questa volta Andrés Muschietti e lo sceneggiatore Gary Dauberman nel portare sullo schermo “IT – capitolo due”, si prendono un maggior numero di libertà nei confronti degli eventi narrati dalla controparte cartacea (quindi gli estimatori delle trasposizioni 1:1 dovrebbero direttamente saltare la visione), ma recuperano la struttura episodica condita di flashback propria del racconto originale di Stephen King. La durata “extra large” della pellicola che arriva vicina alle tre ore, assieme a un cast ben assortito permette al regista di raccontare con pochi limiti l’epilogo della storia regalando al romanzo una trasposizione cinematografica riuscita, pur con qualche difetto che nella parte centrale non rallentano il ritmo ma appesantiscono inutilmente la visione.

IT - capitolo due

“IT – capitolo due” seppur con tutte le libertà rischiose che si concede, finisce per regalare le emozioni che trasmetteva il romanzo, in modo ovviamente diverso, ma ci riesce e invoglia a prendere in mano il libro per assaporare il racconto originale (che in uno sterile confronto è sicuramente superiore, ma in un onesto accostamento è semplicemente differente). “IT – capitolo due” indipendentemente che lo si apprezzi o meno accende almeno un paio di riflessioni. La prima su tutte non può che riguardare la sua durata, menzionata in precedenza.

Potrebbe sembrare una cosa secondaria, ma un film di horror così lungo e con tale potenza produttiva alle spalle, ribalta la percezione che ha il pubblico nei confronti del genere, rimuovendo dalla mente che una pellicola del terrore sia automaticamente qualcosa di serie B. Un altro motivo su cui soffermarsi è che pur essendo riuscito “IT – capitolo due” manca la possibilità teorica, di sfruttare la differenza temporale dei due episodi per mettere in scena due pellicole dell’orrore figlie dei tempi in cui si svolgono.

IT - capitolo due

Se nella prima parte Andrés Muschietti modella la figura di Pennywise al sulla falsariga di Freddy Krueger (cosa “suggerita” anche nel film stesso), strutturando tutta la pellicola come un horror anni ottanta, sarebbe stato interessante, anche in virtù di un cast attoriale che lo permette, creare un film basato sugli stilemi attuali del genere stesso. Il risultato sarebbe stato un lavoro teorico sulla percezione dell’orrore cinematografico di ieri e oggi, ma alla fine il regista decide che anche questa seconda parte deve strizzare gli occhi al passato.

In ultima battuta non si può, specie con questi due film, evitare di trattare il passaggio da libro a pellicola. Andrés Muschietti e Gary Dauberman hanno rischiato moltissimo nel prendersi determinate libertà. Il risultato finale però, per quanto volendo si possa negare senza troppe difficoltà se si ha letto il romanzo di King, li ha ripagati perché pur con alcune ossa rotte hanno trattato il materiale di partenza con una cura che difficilmente viene riposta per questo genere di racconti. Le trasposizioni di romanzi horror, anche dello stesso autore, hanno sempre trovato a livello produttivo problemi di varia natura tra cui il budget che veniva messo a disposizione.

IT - capitolo due

IT – capitolo uno” esce in un momento cinematografico in cui con “poco” (35 milioni che sono comunque una cifra enorme per un film di genere), compie il miracolo di trasportare sullo schermo in modo più che dignitoso il romanzo, grazie alle possibilità che il cinema oggi permette. Lo stesso film una decina di anni prima avrebbe visto il costo quasi triplicato e nessuno avrebbe mai investito certe somme nella trasposizione di un racconto dell’orrore di oltre 1000 pagine.

“IT – capitolo due” non solo conferma il giusto tempismo avuto dal precedente (e lo fa con la sua durata), ma si prende la briga di sottolineare che ci sono molti modi di trasporre un romanzo, a patto di non tradirne le fondamenta. Ecco che quindi Andrés Muschietti e Warner Bros lasciano un segno indelebile ed innegabile nel panorama cinematografico odierno, portando in sala il primo vero kolossal dell’orrore. Potrete anche detestarlo, ma “IT – capitolo due” ha cambiato tutto, ora si deve sperare solamente che non si riveli un atipico esperimento produttivo.

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