Rambo: Last Blood – Un’icona indomita torna in azione
John Rambo, interpretato da Sylvester Stallone, è un’icona che sembra destinata a non abbandonare mai il grande schermo. Nel 1988, quando sembrava che le sue avventure da reduce del Vietnam fossero giunte al termine, ecco che vent’anni dopo, con “John Rambo“, dimostra che la pensione è ancora lontana. Nonostante il presunto addio nel 2008, questa volta con “Rambo: Last Blood”, diretto da Adrian Grunberg e scritto nuovamente da Stallone (ma con un co-sceneggiatore), Rambo continua a dimostrare che per alcune icone, il ritiro è solo un’idea lontana.
Dopo aver trascorso anni in un tranquillo ranch con la vecchia amica Maria Beltran e sua nipote Gabrielle, Rambo sembra finalmente aver trovato la pace. Gabrielle desidera riallacciare i rapporti con un padre che l’ha abbandonata e, con l’aiuto dell’amica Gizelle, scopre che l’uomo vive in Messico con una nuova famiglia. Nonostante gli avvertimenti, Gabrielle parte per il Messico, dove viene rapita da un brutale cartello messicano. Rambo si precipita in suo soccorso e, nonostante riesca a salvarla, Gabrielle non sopravvive alle torture subite.
Rambo abbandona la pace ritrovata e avvia un piano di vendetta che lo porta dal Messico fino al suo ranch in Arizona. “Rambo: Last Blood” abbandona i toni crepuscolari del capitolo precedente, concentrando l’azione sulla vendetta personale e trascurando la profondità del racconto. Questo quinto capitolo ricorda più il secondo e il terzo che il primo e il quarto, puntando sull’azione spettacolare a scapito della riflessione.
Adrian Grunberg sembra faticare a dirigere un’icona così famosa, mentre il film si trasforma in una serie di scene d’azione senza troppo approfondimento. Nonostante un inizio promettente, il film finisce per aderire a una narrazione bidimensionale tipica dei film d’azione.
“Rambo: Last Blood” mantiene un buon ritmo ma trasforma il personaggio di Rambo in una versione steroide di Bryan Mills, condividendo molte sfaccettature con quest’ultimo. Il film culmina in un finale sanguinoso e violento, che ricorda una mescolanza tra “Home Alone” e “Venerdì 13”. La vera forza del film è Sylvester Stallone, che porta il peso del film sulle sue spalle e regala un’ultima avventura, seppur forse superflua, a John Rambo e ai fan. “Rambo: Last Blood” non è un film fuori dal tempo, ma piuttosto un tentativo di rivitalizzare un’icona che lotta per rimanere rilevante.