Kong Skull Island – Un divertente baraccone
“Kong Skull Island” è una pellicola rivelatasi una sorpresa piacevole. Il film diretto dal quasi sconosciuto Jordan Vogt-Roberts, la cui carriera è veramente agli esordi, si è rivelato una buona miscela di avventura e spettacolarità, a cui manca una spinta epica alla vicenda raccontata, per incoronarlo come piccolo “capolavoro” del genere. La storia, ambientata nel 1977, vede un gruppo di militari accompagnare degli scienziati in una spedizione su di un’isola ritrovata a seguito di alcuni rilevamenti satellitari.
Oltre a questi, a fare parte del gruppo troviamo un ex capitano della SAS, James Conrad, la fotoreporter Mason Weaver e i membri dell’agenzia governativa segreta “Monarch” il cui focus è la ricerca di mostri sulla terra, ed è convinta che Skull Island ne sia popolata. Una volta giunti sul punto d’interesse la squadriglia di elicotteri capitanata dal colonnello Packard viene attaccata da Kong, un gorilla gigante custode di quel mondo perduto, il cui compito sta nel preservarlo dai pericoli provenienti dall’esterno, ma anche quelli che dimorano da sempre su quella terra.
I sopravvissuti a questo primo scontro si troveranno divisi in due gruppi, e tenteranno in soli tre giorni di raggiungere un punto di recupero, Ma mentre Conrad vuole fuggire da quel mondo perduto mettendo il maggior numero di persone al sicuro, Packard da il via ad una personale vendetta nei confronti di Kong. Il giovane regista Jordan Vogt-Roberts costruisce una pellicola che prende le distanze dalla figura classica di King Kong, quasi come se appartenesse ad un altro mondo cinematografico il romanticismo legato solitamente alla creatura, ed allo stesso tempo gioca sulla negazione della scoperta.
Il maggior rischio di “Kong Skull Island” si rivela la sua arma vincente e risiede nel mostrare fin dall’inizio il gorilla gigante, che se da un lato disinnesca la sorpresa legata alla prima apparizione della creatura, solleva la sceneggiatura dalla necessità di impostare la storia attorno al lento svelamento della stessa. Dando per assodato la natura pop del protagonista fin dal titolo del film, l’attenzione può quindi spostarsi sulle creature “nuove” che ci verranno mostrate grazie alla squadra di superstiti capitanata da Conrad, la quale scoprirà ben presto chi è veramente Kong e la sua importanza in quel ecosistema.
A fare da contro altare a questa parte avventurosa della storia, troviamo il personaggio di Packard la cui ossessione di vendetta nei confronti del gorilla gigante riporta alla memoria quella tra il capitano Achab e la grande balena bianca. Questi due filoni principali della trama sono perfettamente sostenuti da un impianto scenico che ricorda il cinema di guerra americano post Vietnam, da una parte, mentre dall’altra quelle pellicole d’azione che tanto spopolavano sul finire degli anni ottanta. A voler riassumere sinteticamente questo “Kong Skull Island” si potrebbe dire che è il punto di incontro tra “Apocalypse Now” e “Jurassic Park”, ma nell’affermare questo si scopre la parte dolente dell’intera operazione: i personaggi.
Purtroppo seppur in fase di sceneggiatura si faccia un buon lavoro per descrivere i vari protagonisti, nessuno di questo spicca per personalità. Quasi sicuramente questa scelta è dipesa dal non voler distogliere l’attenzione dal vero protagonista, Kong, ma di fatto depotenzia l’empatia necessaria per rendere epico il viaggio alla scoperta delle creature dell’isola del teschio. “Kong Skull Island” regala la giusta dose di divertimento che ogni pellicola del genere dovrebbe avere, senza ricorrere ad un canovaccio narrativo classico o a sotterfugi legati alla natura iconica del protagonista, difficilmente si potrebbe chiedere di più ad una pellicola che compie egregiamente il compito per cui è stata concepita.