Il talento del calabrone

Il talento del calabrone – Il cinema italiano e il thriller

Il cinema italiano con “Il Talento del calabrone” diretto da Giacomo Cimini, cerca di riportare in auge il thriller in un panorama cinematografico dove il genere langue da anni. In una Milano notturna Dj Steph (Lorenzo Richelmy) conduce come ogni sera la sua trasmissione. Sulla cresta dell’onda il performer radiofonico intrattiene discussioni telefoniche con i propri ascoltatori durante la messa in onda del programma. Tra una dedica e uno spot pubblicitario ad un certo punto riceverà la telefonata di Carlo (Sergio Castellitto). Quest’ultimo comunica al Dj di volersi suicidare e nel momento in cui la telefonata sta per essere troncata, Carlo fa saltare in aria l’ultimo piano di un palazzo in costruzione, ricevendo di colpo tutte le attenzioni richieste.

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Il tenente colonnello Rosa Amedei (Anna Foglietta) verrà assegnata al caso. Recatasi nella sede della radio stazione da dove Dj Steph conduce la sua trasmissione, inizierà una caccia all’uomo dagli esiti inaspettati. “Il talento del calabrone” è disperatamente alla ricerca di sembrare qualcos’altro e finisce per soffocare sotto il peso delle sue stesse ambizioni. Il film diretto da Cimini purtroppo scimmiotta maldestramente le pellicole di genere americane, finendo per sacrificare la parte migliore della storia: il twist finale. Se Castellitto risulta perfettamente calato nel personaggio del maniaco terrorista a non convincere è tutto ciò che gli gravita attorno. Il personaggio del Dj è troppo bidimensionale nella caratterizzazione, quando in realtà avrebbe necessitato un maggior spessore e carica drammatica.

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La poliziotta interpretata dalla Foglietta è invece completamente fuori posto (e vestirla con anfibi e abito da sera non è stata una scelta lungimirante per la credibilità del personaggio), sia sul piano prettamente estetico che su quello meramente narrativo. Potremmo sintetizzare dicendo che è proprio mal scritto e difficilmente qualsiasi altra attrice avrebbe potuto fare di più. “Il Talento del Calabrone” di fatto gravità attorno a questi tre personaggi, ma se solo uno risulta credibile e l’azione di fatto nel film non esiste, quello che rimane è una confezione che per quanto interessante non riesce a farsi strada nel cuore, mente, sguardo di sta dall’altra parte dello schermo.

“Il talento del calabrone” è disperatamente alla ricerca di sembrare qualcos’altro e finisce per soffocare sotto il peso delle sue stesse ambizioni.

Come precedentemente scritto, la parte migliore viene riservata alla chiosa finale, ma questo non basta per giustificare più di un’ora in cui la pellicola gira a vuoto, con un montaggio adeguato che però propone situazioni con poco mordente. La voglia di fare è comprensibile, ma non è sufficiente per premiare gli sforzi messi in campo dalla pellicola. Un vero peccato, perché il motore che smuove l’intero racconto è attuale ed estremamente interessante.

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