Fidanzata in affitto – Jennifer Lawrence in una commedia ribaltata
Con “Fidanzata in affitto” torna sul grande schermo la commedia politicamente scorretta che il cinema americano ha sempre proposto, ma negli ultimi anni sembra averla snobbata per evitare problemi con una parte del pubblico rumorosa quando non necessario. Alla regia della pellicola troviamo Gene Stupnitsky, già noto per il gradevole “Bad Teacher“, mentre la protagonista assoluta è Jennifer Lawrence, forse in cerca di un ruolo più leggero.
“Fidanzata in affitto” ci introduce a Maddie Barker, una giovane donna che vive sola nella casa ereditata dalla madre scomparsa. Nonostante due lavori, fatica a tirare avanti. Maddie conduce una vita disinibita, lavorando in un bar e come autista Uber, attirando l’attenzione di numerosi uomini. Quando le pignoreranno l’auto, si troverà costretta ad accettare un insolito annuncio di lavoro: una coppia di genitori cerca una ragazza che aiuti il loro figlio a superare la pubertà prima di andare al college. Il compenso? Una vecchia auto che potrebbe salvarle la casa.
Sulla carta, sembra un compito semplice, ma nella pratica si rivela più difficile del previsto, catapultandola in situazioni bizzarre. “Fidanzata in affitto” basa il suo umorismo sull’inversione dei ruoli stereotipati di genere, chiedendo a una donna di interpretare un personaggio solitamente riservato agli uomini, sfruttando situazioni politicamente scorrette. Il film riesce a portare freschezza a una formula che altrimenti sarebbe stanca e meccanica.
Tuttavia, “Fidanzata in affitto” si affida principalmente a Jennifer Lawrence, che dimostra di poter gestire al meglio le situazioni improbabili, fornendo un’interpretazione brillante della protagonista. Tutto il film ruota attorno alla sua performance. Dal punto di vista tecnico, Gene Stupnitsky dietro la macchina da presa mostra competenza, ma non aggiunge nulla di straordinario. Il film vive all’ombra della sua interprete principale, offrendo uno spettacolo gradevole ma poco audace. Tutto funziona, ma alla lunga l’ordine diventa monotono.