Dark Shadows

Dark Shadows – Poca oscurità molto umorismo

Tim Burton incrocia nuovamente la sua strada a quella di Johnny Depp per portare sul grande schermo “Dark Shadows”, adattamento della soap opera anni ’60 creata da Dan Curtis, autore famoso più che altro per la miniserie “Venti di guerra” con Robert Mitchum (ma molti ricorderanno “Ballata macabra” tra i lavori più celebri). Ad affiancare Burton e Depp in “Dark Shadows” troviamo una biondissima Eva Green, nel ruolo di una femme fatale seducente e malefica divisa tra l’odio nei confronti del protagonista e l’amore che prova sempre per quest’ultimo. Commedia che gioca con il gotico, il film a tratti è più divertito che divertente. 

Dark Shadows

“Dark Shadows” racconta la storia della famiglia Collins concentrandosi su Barnabas (Depp), il quale dopo aver negato il proprio amore alla governante/strega Angelique Bouchard (Green), subirà la sua vendetta. Questa con l’uso delle arti oscure ucciderà i genitori di Barnabas, poi la donna che ama e infine lo trasformerà in un vampiro, seppellendolo per l’eternità in una. Duecento anni dopo, nel 1972, durante alcuni scavi Barnabas verrà diseppellito ritrovandosi in un mondo dove la sua famiglia è finita in disgrazia relegata ai margini della società. Unendo le forze con la capofamiglia Elizabeth Collins (Michelle Pfeifer), Barnabas progetta una nuova ascesa vendicandosi di Angelique che in tutto questo tempo ha distrutto il buon nome dei Collins.

Dark Shadows

Funziona a ritmo alternato “Dark Shadows” alternando momenti in cui la messa in scena di Tim Burton non è supportata da una scrittura adeguata dei vari personaggi. La pellicola che può contare su di un cast di tutto rispetto, fatica a trovare equilibrio tra commedia e orrore, finendo per offrire il minimo indispensabile su entrambi i lati. Nonostante questo la messa in scena a firma del regista di Burbank è elegante e attenta a non eccedere con gli effetti digitali, amalgamando sapientemente movimenti di macchina che enfatizzano le scenografie e i costumi, nonché ovviamente i momenti più importanti del racconto. “Dark Shadow” più che sul versante tecnico, si rivela molto spesso inefficace su quello del racconto.

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La sceneggiatura che da John August (Big Fish) passa nelle mani di Seth Grahame-Smith (La leggenda del cacciatore di vampiri) ed evidentemente in questo scambio qualcosa non è andato come sperato. È infatti percepibile che il racconto è figlio di due autori diversi tra loro, che faticano a trovare un equilibrio nei toni alleggerendo troppo alcuni punti, appesantendone inutilmente altri, ma più grave, lasciando dei personaggi vagare verso una deriva indefinita. Tim Burton cerca di mettere tutto assieme e limare gli spigoli attraverso il proprio lavoro e quello degli interpreti, ma questo non basta e “Dark Shadow” si rivela un ordigno che quando esplode non fa alcun danno o rumore, diverte ma si autocompiace troppo.

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