Attacco a Mumbai – Cronaca ad alta tensione
“Attacco a Mumbai – una vera storia di coraggio” sostituisce il più stringato titolo originale “Hotel Mumbai”, dimostrando ancora una volta che ci deve per forza essere qualcosa di perverso nella mente di alcuni titolisti italiani. Strano ma vero, la conversione del nome in questione rientra tra quei rari casi in cui risulta più azzeccata dell’originale. Il film diretto da Anthony Maras e interpretato tra gli altri da Dev Patel e Arnie Hammer, segna l’esordio del regista australiano sul grande schermo. Va detto subito, seppur con qualche perplessità “Attacco a Mumbai” è un bel biglietto da visita, se non sul piano narrativo dove fa il minimo sindacale, lo è per quanto riguarda la messa in scena dell’azione e della tensione.
La pellicola racconta l’azione di un gruppo di terroristi, che partendo dalla stazione ferroviaria di Mumbai misero a ferro e fuoco la città per una sessantina di ore, finendo asserragliati nel Taj Mahal, hotel simbolo internazionale dell’incontro tra oriente e occidente. I fatti realmente accaduti, iniziati nella notte del 26 Novembre 2008 per finire verso la mattina del 29, grazie ad un blitz della polizia che uccise gli ultimi terroristi rimasti, hanno scritto un oscuro capitolo della città. La pellicola di Maras si concentra soprattutto sugli eventi interni dell’albergo, costruendo quel thriller/drammatico che sembra uscito da una produzione americana post 11 Settembre.
“Attacco a Mumbai” racconta la storia da diversi punti di vista, in primo luogo quello di un cameriere, di una coppia appena sposata e ovviamente dei terroristi, ma come tutti i film che badano più alla forma che al contenuto, l’approfondimento dei motivi per cui una simile atrocità sia stata commessa ha lo spessore di una cartina tornasole (ma non tutti sono Spielberg e Maras non ambisce nemmeno a creare un’opera simile a “Munich”). Quello che resta quindi è una pellicola tesa, che inscena la violenza in modo adeguato e gestisce la tensione meglio di quanto era lecito aspettarsi.
“Attacco a Mumbai” ha il merito di ricordare un evento per molti passato quasi inosservato (eppure anche un italiano è morto durante quelle ore), ma lo fa approfondendo poco e spettacolarizzando molto, riducendo sempre più l’impegno sociale di cronaca, azzerando ogni ragionamento politico, per confezionare un racconto teso ma che si dimentica molto presto.