La Llorona – Imbarazzante
Anna Tate-Garcia è un’assistente sociale di Los Angeles, vedova e madre di due figli. Un giorno a lavoro arriva la richiesta di andare a controllare la presunta scomparsa dei figli di una donna da lei assistita. Quando arriverà nell’abitazione di questa, troverà i ragazzini rinchiusi in una stanza e la madre colta da isteria che farnetica sul fatto che “lei” verrà a prenderli e l’unico modo per tenerli al sicuro è quello di rinchiuderli. Arrestata la madre e portati i ragazzi in un ospedale questi riceveranno la visita della Llorona, uno spirito maligno messicano che uccide i bambini.
In preda alla disperazione la madre scaglierà la maledizione della Llorona verso i figli di Anna e così questa inizierà a seguire anche le strade più improbabili pur di salvarli. Non c’è niente di male nei prodotti horror creati appositamente per un pubblico mainstream. Negli anni ci sono stati esempi illustri di piccoli gioielli di questo tipo, tra cui per l’appunto i due film di James Wan (probabilmente il padre dell’orrore “per tutti” ad alto budget) “The Conjuring”, o i titoli della saga di “Insidious“. Questo “La Llorona” va dritto come un treno ad incastrarsi in questo mercato cinematografico, mancando completamente l’obbiettivo principale: spaventare.
In un tripudio di momenti già visti, il film diretto da Michael Chaves è così serioso nel voler raccontare la storia di questa persecuzione spiritica che in più di un’occasione finisce per scadere nel ridicolo involontario. A non funzionare nel film è prima di tutto l’atmosfera, cosa abbastanza importante per un film di genere, facendo sì che tutto quello che passa davanti allo sguardo sia ridicolo e fuori luogo. Effetti speciali ridotti al minimo come la tensione il film più che spaventare si rivela essere un inutile spreco di tempo, valorizzato da dei valori produttivi sopra la media.