Eyes Wide Shut – La sconfitta dell’uomo

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“Rewind è la videoteca ideale, che comprende quei film che non dovrebbero mai mancare in una collezione home video che si rispetti.

Eyes Wide Shut

Eyes Wide Shut

di Stanley Kubrick

La storia in breve…

“Eyes Wide Shut” racconta la storia di un medico newyorkese in cima al sogno americano, possiede soldi, fama, una bellissima moglie ed una famiglia senza problemi. Nella sua mano destra ha le sicurezze della sua vita e nella sinistra la possibilità di metterle in pratica, niente lo turba nemmeno quando si tratta di soccorrere qualcuno di nascosto per aiutare un amico. Una sera però durante una discussine con la moglie, in seguito ad una confessione di quest’ultima il dubbio di non aver più tutto in pugno inizia a farsi strada nel suo animo. Esce di casa per andare da un paziente deceduto e passerà una notte sospesa tra l’incubo e la realtà, una serie di eventi si metteranno sulla sua strada mentre nella sua mente la paura rode la sua immaginazione.

Nessuno sogno è mai soltanto un sogno

Il Film

Da sempre Stanley Kbrick ha trattato nei suoi film l’evoluzione e il decadimento dell’uomo moderno. Che si trattasse di un racconto di formazione come “Full Metal Jacket” o di un thriller cupo e cattivo come “Shining”, i suoi personaggi, i suoi uomini, hanno subito un’evoluzione che li ha ogni volta portati ad un declino ed alla sconfitta, sia fisica che psicologica. Non è un caso che l’essere umano abbia da sempre affascinato tale regista, ma di sicuro lascia basiti vedere il messaggio che ci consegna con la sua ultima opera. Cattivo e spietato contro il sesso maschile “Eyes Wide Shut” di Kubrick lascia basiti per la lucidità della narrazione, un racconto in cui il pericolo di scadere nel banale, nella facile retorica o in qualche luogo comune, sono tutti punti che non si avvicinano nemmeno al film in questione. La telecamera si insinua nella vita della coppia quasi come fosse il serpente del peccato originale, cattura spontaneità e paure, certezze e insicurezze, ma soprattutto mostra allo spettatore che l’uomo moderno è sicuro di se fin che si trova nell’alto della propria torre di Babele, non appena le fondamenta iniziano a vacillare l’unica cosa che può salvarlo è la donna.

Proprio quell’essere che nell’arco degli anni è sempre stato sottomesso, ora si è evoluto più dell’uomo perché ha passato l’esistenza ad imparare dagli errori dello stesso nella sua posizione secondaria. L’importanza della donna nella società moderna non è più una cosa trascurabile, ed infatti la soluzione perché l’uomo non esca nuovamente sconfitto dalla sua “smania evolutiva”, è prendere coscienza di ciò ed iniziare una nuova rinascita come coppia e non da singolo individuo. Tutto in “Eyes Wide Shut” è scandito da tempi scenici perfetti, personaggi chiave che guidano il protagonista, interpretato da un insolito Tom Cruise che mette da parte il sorriso a favore di un’espressione divorata dal dubbio, in una notte che cambierà la sua vita guidandolo lentamente verso quella sconfitta morale, cattiva, ma anche unica logica conseguenza alla quale un personaggio del genere può andare incontro. La moglie del dottore, una Nicole Kidman dalla bellezza statuaria, sinuosa e sfaccettata come non mai, si trasforma da dubbio a certezza per la continuazione della vita quotidiana; sarà proprio lei a prendere in mano le redini della famiglia e ricominciare tutto utilizzando ancora una volta gli istinti primordiali che l’uomo sconfitto sognatore sembra aver dimenticato.

Sa qual è il vero fascino del matrimonio? È che rende l’inganno una necessità per le due parti.

Appunti: il prisma perfetto

Passano gli anni ma “Eyes Wide Shut” è sempre li che mi guarda dallo scaffale della libreria dove tengo i film. Nel tempo ha cambiato formato da DVD a Blu-Ray, ma puntualmente riesce sempre ad attirare sguardo e attenzione su di sé ogni volta che scorro il dito in cerca di qualcosa da guardare. L’ultimo film di Kubrick ha avuto una difficile gestione a causa della sua morte, in tutti questi anni non ho ancora ben capito in quale momento del montaggio il regista sia deceduto o se a lavoro ultimato. Ovviamente quando si parla del cineasta non occorre essere grandi esperti per venire a conoscenza della sua “meticolosità” nella creazione di una sua opera, quindi il dubbio sull’effettiva paternità totale del film è qualcosa che ad ogni visione si alimenta in quanto non di secondaria importanza. Ma non è la sola. “Eyes Wide Shut” più o meno una volta all’anno va a finire dentro al lettore e di visione in visione percepisco sempre un film diverso da quello che ricordavo. Il mio rapporto con il titolo è sempre stato conflittuale. 

Quando lo vidi la prima volta al cinema ero da poco maggiorenne con nella testa delle idee nette riguardo uomo, donna e rapporto tra queste due figure (ormoni giovanili direbbero alcuni). A fine visione ero schifato da quello che vidi, ma da quel giorno il regista americano ha fatto breccia nella mia mente con un’idea: “Forse quello che credi di sapere sul rapporto di coppia non è corretto o non lo sarà più avanti”. La verità è che ancora una volta Kubrick aveva ragione e questo più che un film è un prisma, solo che la luce che proietti dentro di esso a vent’anni darà un risultato diverso di quando lo rifarai a trenta e così via. “Eyes Wide Shut” nel suo essere sempre se stesso, ad ogni visione riesce a farti percepire come in realtà a cambiare sei tu dalla parte opposta dello schermo. La metamorfosi non è mai dell’opera ma dello sguardo e con questa pellicola il regista americano segna uno zenith atemporale che nessun altro oggi ha mai tentato di raggiungere. La pellicola non può cambiare, ma la percezione della stessa è mutevole a seconda delle esperienze vissute. E se nel cinema (ma non solo) il tempo e lo studio crea il bagaglio di conoscenza che determina la personale capacità di analisi, con conseguente affinamento di gusti e revisioni degli stessi, con “Eyes Wide Shut” tutto questo non è applicabile, perché se la perfezione stilistica è inossidabile, la percezione del racconto è mutevole. Passano gli anni, il blu-ray è sempre sullo scaffale e lo sguardo quando cerco un film da rivedere parte sempre da lui.

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