Lussuria – La soppressione del sentimento
Mentre in Europa infuria il secondo conflitto mondiale, nella Cina succube dell’invasione giapponese una giovane attrice di nome Wang Chiah-Chih (Wei Tang) si unisce ad una compagnia teatrale di Shanghai, la quale dopo il successo di un primo spettacolo a sfondo patriottico, decide d’inscenare fuori dal palcoscenico un gioco di seduzione e morte ai danni di Mr. Yee (Tony Leung Chiu Wai), funzionario governativo favorevole all’invasione nipponica. Quello che inizia con un semplice gioco delle parti, alla fine scaverà nell’animo torbido e tormentato di Wang Chiah-Chih andando a sfocare la linea che divide la passione dal dovere, i sentimenti dal piacere, portandola a guardare dentro se stessa per decidere il suo destino e quello di Mr. Yee.
“Lussuria” è una pellicola sotterranea, costruita su parole non dette, sguardi rubati e gemiti soffocati. Ang Lee mette in primo piano i corpi per tutta la durata di questo thriller a sfondo amoroso, o forse sarebbe più appropriato invertire i due connotati principali che danno forma al film. “Lussuria” inscena il gioco della seduzione tra due persone che per concedersi l’una all’altra devono prima conoscersi, spiarsi a vicenda, ecco quindi che Wang Chiah-Chih da spia passa a spiata, per essere infine posseduta da una passione alimentata dapprima dal puro godimento sessuale, per poi trasformarsi nel più intimo e sfrenato erotismo amoroso.
E’ attraverso lo scorrere del tempo negli occhi della giovane donna che comprendiamo l’importanza del sentimento e della sua necessaria unione con il corpo, che senza il primo si ridurrebbe a puro giocattolo di piacere, ove anche la perdità della verginità a quel punto diventa da passo fondamentale nella vita e cuore di una donna a una pura formalità atta a compiere qualcos’altro. “Lussuria” parla inizialmente di corpi, sudore e gemiti, per poi trasformarsi in puro semplice ed onesto sentimento, inizia lentamente a trasformare la protagonista da pedina a giocatore e con lei il suo corpo, che non diviene più veicolo di un rapporto segreto, ma di una passione da nascondere nel suo cuore come solo una donna sa fare.
In tutto questo vortice di sensualità la macchina da presa di Ang Lee si muove lungo la scena con tratti minuziosi, coglie tanti piccoli attimi fatti d’istantanee che unite tra loro arrivano a rendere viva e pulsante la scena, inquadra i corpi dei protagonisti da ogni angolazione, proiettando lo spettatore tra i due. “Lussuria” procede spedito fino alla fine, ma si incespica più di una volta durante il suo percosoro e questo accade quando la narrazione si stacca dai corpi dei protagonisti, infarcendo il film di cose dal sapore troppo conosciuto, nonchè di scene di un manierismo cinematografico che poco si sposano con la qualità di altre, rendendo la visione più staccata di quanto si riesca a credere.