Batman V Superman

Batman V Superman – Spettacolarizzare il nulla

I titoli di testa sono davvero molto importanti per Zack Snyder, che con “Watchmen” prima e “Batman v Superman” ora, questi diventano tassello narrativo di non secondaria importanza per la comprensione, o se vogliamo per dare un valore aggiunto, a queste due pellicole del regista statunitense. E’ durante i titoli di testa che conosciamo il protagonista assoluto della pellicola, quel Bruce Wayne di cui vediamo per l’ennesima volta la morte violenta dei genitori (ormai immagine popolare completamente liberata), evento che lo renderà il giustiziere mascherato “Batman” (e in questo film giustiziere lo è davvero).

Ogni regista che approccia questo personaggio non può esimersi dal raccontarne con il proprio stile la genesi, da questo fatto tutto inizia e proprio il modo in cui esso viene raccontato delinea la personalità dell’intera pellicola, che nel caso di “Batman V Superman” si potrebbe sintetizzare come: “spettacolo manieristico estetizzante dallo scarso contenuto cinematografico” (o in modo più semplice “quando non menano le mani o fanno saltare palazzi c’è veramente poco di cui esser contenti”).

Batman V Superman

E proprio di scontri è piena la pellicola di Snyder, da quello palesato nel titolo a quelli che uno non si aspetta tra i membri del cast tecnico e produttivo, come ad esempio la lotta tra Goyer e Terrio in fase di scrittura dove il secondo cerca di limitare gli eccessi del primo dando spessore a storia e personaggi (ma ci riesce solamente con Batman). Ma ci sta anche la lotta tra Hans Zimmer e Junkie XL che vede il secondo fare proprio la parte di colonna sonora dedicata al crociato di Gotham, per evitare al compositore tedesco un conflitto di interessi dato che ha scritto le musiche degli ultimi film di entrambi i personaggi (accostamento improbabile).

Batman V Superman

Anche se nemmeno a dirlo i danni maggiori la ha generati la “lite a fotogramma aperto” tra il regista e le esigenze produttive, queste ultime non tanto legate alla pellicola in essere ma a quelle che le succederanno, cosa che molto probabilmente fa registrare un primato assoluto nel mondo dei cinecomics (ma forse del cinema tutto), visto che le parti peggiori del film di Snyder sono quelle inserite per introdurre i vari capitoli successivi. Infatti una fetta della durata complessiva della pellicola, che si attesta attorno alle due ore e mezzo, viene utilizzata per collegare quello che si sta vedendo ad eventi in divenire di cui non se ne comprende la necessità.

Questi “frammenti narrativi venuti dal futuro” veniamo a conoscenza di nuovi personaggi di cui non sappiamo nulla, ma peggio che tentano pure ci comunicare qualcosa (e questo è il primo film in cui i seguiti daranno luce sui capitoli che li hanno preceduti).Questa scelta va a scapito della trama portante del film, costringendo il regista ad apportare tagli praticamente a tutti gli approfondimenti che meriterebbero le personalità dei tre fondamentali protagonisti, sottolineo tre perché anche Lex Luthor (Jesse Eisenberg) è una figura importante nello svolgersi degli eventi.

Mentre tutti gli altri personaggi più o meno secondari, sono solamente dei fantasmi che popolano la pellicola e molti di questi non se lo meritano proprio su tutti Lois Lane e Alfred (la Wonder Woman di Gal Gadot merita un discorso sicuramente a parte perché passa dalla totale inutilità a pedina fondamentale, ma non per ciò che fa nel film che è abbastanza trascurabile, lo è per quello che rappresenta).

Batman V Superman

“Batman V Superman” si rivela lentamente con lo scorrere del suo minutaggio un film fin troppo preoccupato di quello che dovrà accadere, mancando completamente di mantenere in equilibrio le varie parti che lo compongono, scegliendo di non approfondire temi importanti (specie se l’intento era comunque di puntare su un racconto “maturo”), come ad esempio la percezione del libero arbitrio dopo l’arrivo sulla terra di Superman, piegandosi completamente a favore dello spettacolo visivo che si rivela essere talmente potente da far quasi dimenticare che di fatto “Batman V Superman” per tutta la sua durata non riesce a raccontare quasi nulla, ma mostra esplosioni, inseguimenti ed effetti speciali di ogni tipo con un innegabile dispendio di mezzi e maestria nell’impiegarli (anche se ancora oggi sembra impossibile sfuggire ad alcuni archetipi estetici quando si parla di pupazzi in CGI). Tutto questo però non salva lo sguardo da momenti di noia o di totale smarrimento, lo inganna sicuramente al meglio ma l’espediente non sembra sufficiente.

Batman V Superman

Nel mezzo di tutto questo però “Batman V Superman” delinea un fil rouge tra Batman, Superman e Lex Luthor che li lega in un modo assai efficace e che è pure l’unica parte di “spessore” che il racconto si concede. Nonostante l’argomento sia molto dilatato, tutti questi personaggi tentano a loro modo di riallacciare un rapporto impossibile con dei genitori che sono venuti a mancare o che non mai stati tali. Non è un caso che nella parte finale dove a loro modo i tre combattano tra loro (e forse il fatto che la nemesi di Batman e Superman sia di fatto un “parto” di Luthor è una delle migliori idee della storia), in una sofisticata lite tra galli a dover riportare equilibri in questo tempio dell’esasperato machismo sia proprio una donna, Wonder Woman, la quale si ritaglia il proprio (non giusto) spazio in questo kolossal testosteroideo. In “Fight Club” il protagonista Tyler Durden si pone questa domanda: “Siamo una generazione di uomini cresciuti dalle donne. Mi chiedo se un’altra donna è veramente la risposta che ci serve”. “Batman V Superman” riesce sicuramente a dare una risposta affermativa a questo quesito, nello stesso tempo regala uno spettacolo enorme e di grana grossa, ma manca l’appuntamento con l’epicità promessa fin dai titoli di testa.

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