La Mummia – Quanto tutto va male
La prima cosa che appare durante i titoli di coda è il cartello: “diretto da Alex Kurtzman”. Nel momento in cui lo leggiamo tiriamo un sospiro di sollievo perché il film è fortunatamente finito. La storia ci fa conoscere il colonnello Nick Morton (Tom Cruise), che dopo aver rubato degli appunti all’archeologa Jenny Halsey (Annabelle Wallis) raggiunge, con l’intento di depredarla, la tomba della pricipessa Ahmanet (Sofia Boutella). Questa nell’antico Egitto fu condannata ad essere mummificata viva, poiché rea di aver ammazzato suo padre, il faraone, assieme al fratello per divenire unica erede al trono dell’impero e adempiere al patto stretto con la divinità Anubi (signore dei morti).
La condanna per tale crimine è la vita eterna all’interno di un sarcofago, in attesa che qualcuno la riporti alla luce così che Ahmanet possa scagliare la sua maledizione sul mondo degli uomini. Sarà proprio Nick Morton costretto a porre un freno alla creatura che lui stesso ha liberato, nel bel mezzo di una Londra sconvolta da mostri e tempeste di sabbia. Primo capitolo di quello che la Universal ha battezzato “Dark Universe”, con tanto di apposito logo creato per l’occasione, questa nuova versione de “La Mummia” fa da apripista per i futuri film dedicati ai mostri classici propri della casa di produzione, tra cui ricordiamo: Dracula, l’uomo lupo, il mostro della laguna nera ed altri.
Riguardo a questa nuova serie di film, che si intuisce saranno tra loro collegati attraverso il personaggio del Dr. Henry Jekyll (Russell Crowe imbolsito come mai prima d’oggi), hanno alla alla base l’idea di costruire la versione “horror” de “La lega dei straordinari gentleman”, ove ai personaggi della narrativa classica presenti nella storia di Alan Moore, vengono sostituiti dalle icone che hanno fatto la storia del genere horror. L’intento della produzione è sfruttare e svecchiare personaggi conosciuti praticamente da chiunque, creando un mondo cinematografico analogo a quello che tante soddisfazioni sta portando ai Marvel Studios.
L’idea di base seppur chiaramente commerciale è accattivante, per non dire affascinante, ma se le fondamenta partono da questa pellicola diretta da Kurtzman forse si dovrebbero rivedere le fondamenta dell’intero progetto. “La Mummia” è una pellicola che va nemmeno troppo lentamente alla deriva, palesemente fuori da ogni controllo, o sotto quello sbagliato. Le scelte compiute in fase di realizzazione affossano qualsiasi tipo di interesse nei confronti della storia e dei personaggi, a condire questo mezzo disastro troviamo una pochezza visiva che raramente si è vista in una pellicola ad alto budget come questa.
Lo sceneggiatore di “Transformers” e dei nuovi episodi di “Star Trek” alla sua prima prova come regista si ritrova con qualcosa di tropo complesso da gestire, un film troppo impegnativo e un protagonista, Tom Cruise, che non riesce a dirigere. Cruise dal canto suo mette l’intero film sulle proprie spalle fagocitando ogni scena, andando così a centralizzare tutta la vicenda sul proprio personaggio, relegando a ruolo secondario il mostro che da il titolo alla pellicola, che a ragione dovrebbe essere in tutti i sensi il mattatore indiscusso.
Qualcuno potrebbe obbiettare quanto appena detto in virtù dello scontato twist finale, ma alla fine a parte alcune sequenze spettacolari “La Mummia” non restituisce nemmeno la sensazione di occasione sprecata, ma solamente quella di trovarsi al cospetto un brutto e costosissimo film. Va precisato che la pellicola ha comunque al suo interno alcune idee interessanti, un omaggio a “Un lupo mannaro americano a Londra” che difficilmente passa inosservato (e per chi scrive non è per niente un merito), effetti speciali a volonta, una colonna sonora degna e una protagonista femminile perfetta nel ruolo di mostro (Sofia Boutella), ma che viene comunque adombrata dalla onnipresenza di Cruise.
L’idea di rispolverare i miti del cinema horror è assolutamente degna di considerazione e attenzione, ma la strada intrapresa al momento non è sicuramente la migliore, anche in virtù di futuri capitoli che probabilmente vedranno anche più di una di queste figure riunite in un unico film e magari anche collaborare per un bene comune (il giorno che accadrà, se accadrà, avremmo un motivo per cui essere tutti quanti tristi).