Codice: Swordfish

Codice: Swordfish – Hacker, terrositi e tanta azione

Diretto da Dominic Sena e prodotto da Joel Silver, “Codice: Swordfish” incarna perfettamente la crisi d’identità del cinema d’azione nel periodo post “The Matrix“. Al momento della sua uscita, il film con protagonista Keanu Reeves ha rivoluzionato la percezione del pubblico sul genere action. All’improvviso, l’eroe non doveva più essere necessariamente muscoloso o legato alle leggi della fisica; al contrario, qualsiasi cosa era permessa purché il racconto ne desse coerenza. Tuttavia, in “Codice: Swordfish” questa coerenza tra racconto e spettacolarità sul grande schermo è assente, puntando tutto su situazioni al limite dell’assurdo.

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La pellicola segue una trama di rapina, in cui l’aspetto informatico, da sempre di tendenza a Hollywood, è centrale. Per evitare che un film basato sulle azioni di un hacker che crea un programma per rapinare banche da una scrivania risulti noioso, si aggiunge uno strato di spionaggio e terrorismo, arricchito da spruzzate patriottiche. In “Codice: Swordfish”, compare anche una femme fatale di grande bellezza, che funge principalmente da strumento di marketing, rimanendo un accessorio marginale nella storia.

Codice: Swordfish

Nonostante ciò, il film di Dominic Sena presenta una coerenza interna e un’esecuzione diligente che, alla fine, salvano uno spettacolo mediocre, trasformandolo da mero esercizio di incasso basato sugli effetti speciali in qualcosa di più. “Codice: Swordfish” segue le gesta dell’hacker Stanley (interpretato da Hugh Jackman), assoldato da Ginger (Halle Barry) per aiutare il loro capo, il misterioso Gabriel (John Travolta), a rubare denaro dimenticato dal governo tramite l’operazione Swordfish.

Codice: Swordfish

Stanley, con problemi legali e il desiderio di ottenere l’affidamento della figlia, accetta l’offerta di Gabriel, ma ben presto scopre che nulla è come sembra. Doppi giochi, monologhi iniziali estremamente pretenziosi e una messa in scena patinata contribuiscono a creare un’atmosfera di coolness intorno ai personaggi. Inoltre, scene d’azione ben orchestrate, inserite in poco più di novanta minuti di durata, fanno di “Codice: Swordfish” un cult da riscoprire.

Codice: Swordfish

Il film di Dominic Sena dimostra che anche tematiche datate possono essere fonte di intrattenimento onesto, grazie a una regia curata e a sprazzi di sceneggiatura che richiamano la narrazione televisiva. Nonostante alcune mancanze, come l’utilizzo di Halle Berry più come oggetto di bellezza che come personaggio attivo, “Codice: Swordfish” convince grazie alla combinazione di vari elementi. Dalla colonna sonora alla caratterizzazione stereotipata dei personaggi, tutto è calcolato per creare un thriller tecnologico degli anni duemila.

Codice: Swordfish

Sena, pur non essendo un regista dalle forti caratteristiche personali, riesce comunque a offrire uno spettacolo coinvolgente e divertente, regalando momenti di puro intrattenimento. “Codice: Swordfish” potrebbe non avere più spazio nell’attuale panorama cinematografico, ma evidenzia la capacità del cinema americano di intrattenere con stile e onestà, anche nei film di media portata.

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CONCLUSIONI
"Codice: Swordfish", diretto da Dominic Sena nonostante alcune mancanze nella trama e nella caratterizzazione dei personaggi, offre uno spettacolo coinvolgente grazie a una regia curata e scene d'azione ben orchestrate.
3
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