Black Widow

Black Widow – Spie secondo i Marvel Studios

In “Black Widow”, pellicola stand alone dedicata al personaggio che da titolo al film, le vite della giovane Natasha e di sua sorella Yelena stanno per essere stravolte in una sola sera. I loro genitori sono spie russe che operano su suolo americano. Una volta scoperte faranno ritorno in Russia dove le due bambine verranno divise e affidate alla “Casa Rossa”, un centro di addestramento segreto dove si creano delle micidiali assassine. Molti anni dopo le due sorelle incroceranno nuovamente le loro strade unendo le forze per sconfiggere Dreykov, l’uomo che comanda la “Casa Rossa” e che mira a comandare il mondo attraverso la sua élite di ammalianti killer.

Black Widow

Diretto da Cate Shortland e prodotto dai Marvel Studios, “Black Widow” è un film necessario più per i fan della casa delle idee, che non per esigenze narrative o cinematografiche. La pellicola sul personaggio interpretato da Scarlett Johansson da più di dieci anni è stata più volte richiesta a gran voce dai fan, così da convincere la macchina produttiva di Keving Feige a mettersi in moto. Il risultato è una spy story ricca d’azione che fonda il suo immaginario visivo e tutte le coordinate stilistiche, sulla via tracciata dai vari capitoli degli “Avengers”, non rinunciando comunque a costruirsi una propria personalità che dia sostanza ad un personaggio che seppur centrale è sempre rimasto relegato al contorno.

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Chi ha già visto i precedenti film dei Marvel Studios troverà pane per i propri denti, visto che questa pellicola va temporalmente ad incastrarsi tra “Captain America: Civil War” e “Avengers Infinity Wars”. Tutti coloro che non vivono a pane e MCU dovrebbero invece starne ben distanti. Come da consuetudine le strizzatine d’occhio dedicate ai fan di lunga data non mancano, ma allo stesso tempo “Black Widow” porta in scena un racconto al femminile, in cui una famiglia alquanto improbabile deve ritrovare ciò che li legava per affrontare assieme un pericolo ben più grande.

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La regista Cate Shortland però sembra non essere poi tanto a suo agio con questo tipo di produzioni, sacrificando anche il più infinitesimale dei guizzi autoriali sull’altare dello spettacolo rodato che i film dei Marvel Studios propongono da anni. “Black Widow” infatti seppur riuscito pecca di personalità, diventando ben presto uno spettacolo più dovuto che sentito. Infatti è palese come questo film non nasca da un’esigenza narrativa, ma solo ed esclusivamente produttiva.

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Cucito sulle richieste del pubblico di affezionati il film, che comunque può contare su un cast di tutto rispetto, in cui ritroviamo anche Florence Pugh, David Harbour e Rachel Weisz, non riesce mai ad essere incisivo. Le scene d’azione ben coreografate non stupiscono mai appieno, la storia a livello emotivo latita e l’intreccio tipico delle spy story, a cui il film guarda di continuo, si rivela piatto o comunque incapace di creare stupore quando mette sul piatto dei teorici colpi di scena. “Black Widow” seppur gradevole è fin troppo composto, realizzato in modo impeccabile al punto da rivelarsi un esercizio divertente, molto più che una pellicola appassionante.

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