Il richiamo della foresta

Il richiamo della foresta – CGI ed emozioni per tutti

Tratto dall’omonimo libro scritto da Jack London, “Il richiamo della foresta” diretto da Chris Sanders, sceneggiatore quest’ultimo di molti classici animati Disney tra cui “Mulan” e “Il Re Leone”, è il quinto adattamento cinematografico del celebre racconto per ragazzi. La pellicola oltre a portare sullo schermo un racconto di formazione profondo e a tratti commovente, vede l’umanizzazione del protagonista, un grosso cane di nome Buck, tramite l’uso di computer grafica che ne esalta le espressioni e gli stati d’animo. Ad aiutare l’animale nel suo viaggio verso la scoperta del proprio io interiore, un gruppo di personaggi umani che scandiranno diversi periodi della sua vita.

Il richiamo della foresta

“Il richiamo della foresta” è la storia di Buck, un grosso e giovane che ascolta il proprio istinto rifiutando ogni tipo di comando. Dopo essere stato rapito, dalla California si ritroverà nelle fredde terre dell’Alaska, dove viene venduto come cane da slitta. Buck si ritroverà al servizio di un francese che lavora per il servizio postale. In questo periodo scoprirà il suo temperamento divenendo il capo della muta di cani che assieme a lui trainano la slitta. Quando il postino perde il lavoro, Buck dapprima verrà acquistato da un egoista cercatore d’oro, per essere salvato da morte certa dall’eremita John Torton (Harrison Ford). Tra i due inizierà un’amicizia che li porterà a vivere un’incredibile avventura nelle terre selvagge.

Il richiamo della foresta

C’è un momento ne “Il richiamo della foresta” in cui si comprende finalmente l’uso della computer grafica nella realizzazione degli animali che popolano la pellicola, ed è quando Buck per la prima volta tocca la neve con le sue zampe. In quella sequenza ci si rende conto di come questo nuovo adattamento si concentri prima di tutto sulle emozioni dei momenti, che non alla ricerca di una miscela realismo/finzione. Sanders filma il primo adattamento che mette al centro il cane protagonista poiché i mezzi attuali gli consentono di farlo, dandogli la possibilità non solo di essere più fedele al testo originale, ma anche di modellare a piacimento l’immagine di Buck infondendo in essa la giusta personalità necessaria.

Il richiamo della foresta

La pellicola di Chris Sanders funziona come film d’avventura per ogni età, perché trasporta lo sguardo in un immaginario visivo cucito alla perfezione sulla storia che vuole raccontare, sulle emozioni che tenta di scatenare. “Il richiamo della foresta” è più una produzione animata con all’interno interpreti in carne e ossa, una sorta versione al contrario di pellicole come “Chi ha incastrato Roger Rabbit”. Sanders che non è nuovo alla direzione di cartoni animati in CGI, suo lo splendido “Dragon Trainer” ad esempio, in questo film trova la giusta alchimia di elementi, magari non subito (la parte iniziale della pellicola è troppo patinata e la CGI stona in più punti), ma ci riesce e porta sullo schermo un’affascinante avventura.

Il richiamo della foresta

Una storia di crescita, amicizia e sacrificio. Ad aiutarlo comunque ci sono le ottime interpretazioni di Omar Sy, nei panni del postino che percepisce qualcosa in Buck che altri non riescono nemmeno a immaginare. È però il personaggio interpretato da Harrison Ford a regalare i momenti migliori de “Il richiamo della foresta”. Il rapporto tra il vecchio solitario John Torton e Buck, regala i momenti migliori del film, grazie alla bravura di Ford nell’infondere il giusto spessore al proprio personaggio e rendendo credibile il rapporto con un animale di fatto immaginario. Questo quinto adattamento dell’opera di Jack London si rivela una pellicola da vedere ogni qualvolta si desideri vivere una entusiasmante avventura. Impossibile non consigliarlo a chiunque.

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