Rebecca

Rebecca – Da Hitchcock a Netflix

La giovane dama di compagnia di una ricca signora, durante un soggiorno a Monte Carlo fa la conoscenza dell’avvenente Maxim de Winter. Quest’ultimo da poco vedovo, s’innamora della ragazza che lo ricambia a sua volta, finendo così per sposarsi nel giro di qualche giorno. Una volta tornati a Manderley, la residenza inglese della famiglia de Winter, le cose inizieranno a complicarsi per la giovane Mrs. de Winter, costretta a convivere con un inaspettato ospite: il ricordo di Rebecca, la prima moglie di Maxim. La morte per annegamento di quest’ultima, sembra nascondere qualcosa in più di un semplice suicidio e la nuova Mrs. de Winter si vedrà costretta a lottare contro i fantasmi della memoria per tenersi stretto l’uomo che ama.

rebecca

Se la parte visiva, grazie alla fotografia di Laurie Rose (Overlord) alterna cromie precise nel descrivere il dipanarsi della vicenda, non si può dire lo stesso del ritmo narrativo che rimane piatto anche quando il racconto richiede un aumento di tensione.

Nuovo adattamento del celebre romanzo di Daphne Du Maurier ad opera di Ben Wheatley, che volente o nolente deve per forza confrontarsi anche con il precedente film diretto da Alfred Hitchcock. In questa versione il colore e l’eleganza formale sono il linguaggio utilizzato per mettere in scena il giallo gotico classe 1938. I tre protagonisti su cui gira la vicenda sono incarnati da Lily James, Armie Hammer e Kristin Scott Thomas. Ma se la James è a suo agio nella prima parte del film (molto fuori posto nella seconda), la governante di Manderley interpretata dalla Thomas è indimenticabile nella sua glaciale e austera freddezza.

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Il personaggio di Maxim de Winter affidato a Armie Hammer, che non riesce davvero a scavare nella morbosità necessaria a dare ambiguità al suo personaggio, soprattutto nel terzo atto della pellicola. Il regista Ben Wheatley seppur molto misurato in ogni scelta, fatica a staccarsi dalle dimensioni delle precedenti produzioni televisive cui ha messo firma. Infatti questo “Rebecca” sembra a metà strada tra un opulento spettacolo cinematografico e una produzione televisiva di gran classe. Se la parte visiva, grazie alla fotografia di Laurie Rose (Overlord) alterna cromie precise nel descrivere il dipanarsi della vicenda, non si può dire lo stesso del ritmo narrativo che rimane piatto anche quando il racconto richiede un aumento di tensione.

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Ed è forse questo l’aspetto che condanna “Rebecca” di Ben Wheatley a essere un film trascurabile, l’aver sprecato una incredibile escalation del personaggio della Thomas e un intreccio che seppur oggi risenta del peso del tempo, poteva comunque regalare i giusti brividi, le necessarie emozioni. “Rebecca” nella sua nuova veste piacerà molto di più a coloro che non conoscono il racconto di partenza e soprattutto a chi non ha mai visto la precedente versione di Hitchcock. Anche procedendo alla visione con questi presupposti, il film del regista inglese faticherà a lasciare traccia nel ricordo dello spettatore.

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2.5
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