Ci sono film che hanno una storia produttiva e distributiva più interessante del film stesso. Parlando di “Bright” ci si rende conto come la cosa meno interessante sia la pellicola diretta da David Ayer e interpretata da Will Smith. Il motivo di questo è riassumibile in una sola parola: NETFLIX. Il colosso americano del noleggio prima e dello streaming ora, in effetti sta facendo discutere parecchio da quando ha deciso di diventare produttore di contenuti esclusivi. Ecco quindi che l’idea iniziale di una videoteca in etere, si sta trasformando in un pacchetto per la fruizione di contenuti proprietari, che vanno dalle serie televisive ai film passando anche attraverso show di vario genere.
C’è qualcosa che non funziona nell’operazione “Bright” nonostante il successo dichiarato dai produttori, che sia proprio il metodo distributivo con cui il film arriva al suo pubblico?
NETFLIX ha gestito la sua più grande produzione proprio come fosse una pellicola cinematografica, nonostante la distribuzione sia avvenuta a livello globale il 22 dicembre 2017 direttamente nei salotti di milioni di persone. Infatti nei mesi che ne hanno preceduto l’uscita, si sono susseguite: notizie dal set, fotografie di backstage, interviste, trailer, speciali sulla produzione, spot tv (questi hanno un gusto ironico), insomma tutto quello che ci si aspetta da un ufficio marketing che conosce il proprio mestiere e che deve fare promozione. Poi arriva il giorno dell’uscita, le prime critiche più o meno positive e poi nel giro di poco tempo tutto l’entuasiamo (sempre che ci sia mai stato) svanisce. A un mese dall’uscita “Bright” ha già chiuso qualsiasi spunto di discussione su di esso, certo la qualità non altissima del film non contribuisce molto il passaparola, ma bisogna ammettere che nonostante NETFLIX abbia seguito il “bignami” delle grandi produzioni di questo tipo, essa si è esaurita nel giro di pochissimi giorni.
Il network americano in base alle sue statistiche di gradimento dei clienti ha già confermato il seguito, ma internet, i giornali, i blogger e tutti coloro che contribuiscono al passaparola lo hanno già dimenticato. Eppure stiamo parlando in un film fantasy con protagonista Will Smith e ricco di azione, quando film che escono al cinema con un richiamo minore presso il pubblico attecchiscono molto di più nella memoria dello stesso. C’è qualcosa che non funziona nell’operazione “Bright” nonostante il successo dichiarato dai produttori, che sia proprio il metodo distributivo con cui il film arriva al suo pubblico?
“Bright” è forse la prima e decisiva dimostrazione di forza da parte del colosso dello streaming, nei confronti delle case di produzione cinematografiche, che ora devono confrontarsi con una nuova realtà che allo stesso tempo è sia produttiva che distributiva.
A casa invece mentre uno guarda il film riceve una telefonata e quindi mette in pausa, oppure suonano al campanello o si distrae leggendo news sullo smartphone, arrivando così alla fine di quanto sta vedendo senza aver superato quella soglia che lo mette in contatto direttamente con la materia filmica. È forse questo il limite più grande di NETFLIX? L’impossibilità di cortocircuitare lo sguardo del pubblico dentro il film, farlo entrare in quello stato di evasione che oggi solamente la sala cinematografica riesce ancora a infondere in chi guarda, ridimensionando un film anche importante in uno dei tanti tasselli che compongono il menu di selezione. Probabilmente si.