Underworld

Underworld – Tra film e videogioco

Primo lungometraggio diretto da Len Wiseman (Die Hard vivere o morire), “Underworld” miscela fantasy e horror con un’estetica ispirata a “Il Corvo” di Alex Proyas, consacrando Kate Beckinsale come eroina d’azione. La pellicola, che di fatto si rivela essere una rivisitazione di “Romeo e Giulietta”, attinge da un immaginario ispirato da giochi di ruolo e videogiochi, miscelando l’estetica gotica con i ritmi frenetici di un montaggio che guarda molto alla pubblicità come pure, soprattutto, ai video musicali.

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Sullo sfondo di una guerra secolare tra vampiri e licantropi, nasce l’amore tra la vampira Selene e l’umano Michael. Lei cacciatrice di lupi mannari da secoli, incrocerà la sua strada con quella del giovane uomo, braccato dai questi per via del suo patrimonio genetico. Michael sembra essere l’ultimo discendente di una dinastia il cui sangue è in grado di accettare sia la mutazione dei licantropi, come pure quella dei vampiri, dando così origine a una nuova stirpe con i punti di forza di entrambe le due. Quando Selene scoprirà tutto questo, inizierà una lotta per la sopravvivenza di entrambi che la porterà a scontrarsi con le due fazioni nel tentativo di porre fine alla secolare faida.

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Sicuramente derivato “Underworld” fa della riuscita miscela dei suoi elementi il tratto distintivo per costruire una propria identità. Il film di Len Wiseman è un solido b-movie che nonostante una trama lineare e poco originale, fa della messa in scena il suo biglietto da visita. Girato quasi completamente di notte, la pellicola che vede impegnati Selene e Michael per salvare le loro vite, mescola effetti prostetici, computer grafica in scenari urbani dal sapore gotico, portati sullo schermo con l’uso di una fotografia fredda che ben si sposa con l’azione adrenalinica di cui “Underworld” è intriso.

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Len Wiseman e il suo cast tecnico portano a termine degnamente questa operazione a metà tra film e videogioco. Nonostante il racconto alla base non abbia la forza necessaria per sostenere il tutto, la pellicola ha il ritmo giusto perché, almeno alla prima visione, non ci sia troppo tempo a soffermarsi su dialoghi a volte ridicoli, sulla seriosità eccessiva del tutto, ma specialmente su di un intreccio narrativo che procede meccanicamente senza alcuna sorpresa. “Underworld” è un film di genere riuscito, non originale, ma capace d’intrattenere a dovere gli appassionati, con la sua carica d’azione e musica ad alto volume.

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2.5
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