Tomb Raider

Tomb Raider – Avventura e sopravvivenza

“Tomb Raider” torna al cinema per la terza volta, ma in veste completamente nuova. Abbandonata Angelina Jolie e il genere azione in assenza di gravità anni 2000, a vestire i panni dell’avventuriera proveniente dai videogiochi troviamo Alicia Vikander, a cui spetta il compito di portare sulle proprie spalle non solo il peso di un personaggio ingombrante, ma anche di dare a questo un tono più realistico o se vogliamo muscolare. In cabina di regia il norvegese Roar Uthaug deve far dimenticare i precedenti disastrosi film e allo stesso tempo lanciare una saga capace di protrarsi per una serie virtualmente infinita di seguiti.

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Dopo la scomparsa misteriosa del padre Lara Croft cerca di costruirsi una vita distante dall’ombra di questo. Un giorno dopo aver perso ogni speranza riguardo a un ritorno del genitore, verrà a conoscenza di una verità nascosta attorno alla tragica sparizione di Lord Croft. Inizierà quindi un viaggio che la porterà su di una isola misteriosa, dove si pensa risieda una antica e oscura leggenda. Ma non sarà la sola che vuole scoprire cosa si cela dietro al folklore di una maledizione.

Questa nuova versione di “Tomb Raider” rimane uno spettacolo gradevole da guardare usando la stessa leggerezza con cui si dimenticherà una volta terminata la visione. Viste le precedenti trasposizioni da videogiochi non è un risultato da poco.

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Questa nuova trasposizione di “Tomb Raider, Usando una frase fatta, convince ma non colpisce. Tra gli aspetti migliori troviamo la nuova Lara Croft interpretata dalla Vikander, che sa essere dura quando deve, ma allo stesso tempo non rinnega la fragilità femminile, portando sullo schermo un personaggio seppur semplice, comunque sfaccettato e credibile. Se da un lato troviamo quindi una protagonista perfettamente calata nella parte, spiace vedere il cattivo interpretato da Walton Goggins relegato a mero riempitivo, incapace di portare il confronto tra Lara Croft e Mathias Vogel su un livello più interessante che non il solito confronto a cazzotti (la sceneggiatura su questo non aiuta, concentrandosi quasi ed esclusivamente sulla protagonista).

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Convince anche la regia di Roar Uthaug, regista alle prese con la sua prima vera produzione ad alto budget, capace di dare vita a scene d’azione che non ricorrono a infinite spezzettature in fase di montaggio per cercare una presunta dinamicità (o un disastroso mal di testa). La macchina da presa si muove in modo più che adeguato nei campi larghi come in quelli più stretti, senza chissà quale brio, ma comunque con gusto nel riprendere al meglio ciò che le si para davanti.

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A non convincere in questo “Tomb Raider” sono la mancanza quasi totale di epicità (complice la colonna sonora di Junkie XL, anonima per lo più), unità alla necessità di non superare un determinato minutaggio per raccontare gli eventi. Questo secondo aspetto si avverte parecchio a causa dei comprimari, figure che avrebbero meritato un minimo di approfondimento in più. Ma questa nuova versione di “Tomb Raider” rimane uno spettacolo gradevole da guardare usando la stessa leggerezza con cui si dimenticherà una volta terminata la visione. Viste le precedenti trasposizioni da videogiochi non è un risultato da poco.

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