The Bourne Supremacy

The Bourne Supremacy – Smemorato e letale

Pensando alle spie ed al cinema non possiamo non menzionare il caro vecchio James Bond, ormai sulla piazza da oltre quaranta calendari, ed in tutto questo tempo ha cavalcato mode e stili in ogni sua apparizione. Proprio nelle parole del capo di Bond nel film “Goldeneye”, ci rendiamo conto del suo crepuscolare e lento pensionamento, ma al tempo stesso percepiamo la ragione per la quale è giusto che esista Jason Bourne, personaggio nato dalla penna di Robert Ludlum.

Supremacy

L’agente segreto inglese nato durante la guerra fredda ha asservito egregiamente al suo scopo, è stato per tutto il periodo del conflitto l’eroe in cui credeva la popolazione mondiale. È riuscito a miticizzare il lavoro della spia cercando di rendere tutti sereni nonostante il clima molto teso di allora. Oggi America ed ex U.R.S.S. non sono più in lotta quindi agenti come Bond devono trovare nuovi nemici perché le parole di Q non diventino realtà: “…Bond lei è un residuo della guerra fredda…”; il pensionamento di un personaggio simile anche se doveroso non coincide con i valori produttivi della macchina Hollywoodiana, ma negli ultimi anni questa si è messa alla ricerca di un’alternativa: qui cade come una meteora Jason Bourne.

In un periodo dove spionaggio e terrorismo molto spesso sono la stessa cosa, in tempi in cui l’informazione è globale e al tempo stesso manipolata, diviene logico cercare un personaggio che lotta per sé stesso e non più per fazioni politiche o altrui ideali. La figura senza credo di Bourne assorge al ruolo di solo ed unico erede dell’agente segreto al servizio di sua maestà, in quanto esatto opposto di quest’ultimo ma soprattutto perché è il personaggio giusto al momento giusto, come lo fu Bond allora. Ritroviamo Bourne (Matt Damon) mentre sta tentando di costruirsi una nuova vita al fianco di Marie (Franka Potente), i suoi ricordi continuano a tormentarlo nonostante lui faccia di tutto per dimenticare il passato.

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Parallelamente a Berlino uno scambio d’informazioni atto a smascherare una talpa all’interno della CIA, si conclude con l’uccisione di “messo e fattorino” da parte di un terzo incomodo agente segreto russo. Ovviamente le colpe ricadranno su Bourne, ed ecco innescata l’ennesima caccia all’uomo da parte sia degli americani che dei russi entrambi desiderosi di fermarlo. Secondo capitolo di Jason Bourne, il testimone della regia passa da Doug Liman (Mr. & Mrs. Smith), qui in veste di produttore esecutivo, all’inglese Paul Greengrass (Bloody Sunday) e noi spettatori siamo contenti di questo cambio visto il risultato finale.

Il film inizia perfettamente dove trovava la giusta conclusione il primo capitolo, però nel giro di pochi minuti il precedente lieto fine si trasforma in una serrata corsa contro tutto e tutti da parte del protagonista. Il regista inglese non si fa enormi problemi nel dipingere entrambe le metà alla caccia di Bourne dello stesso violento colore, quando uno è braccato non gli importa da chi o come, tanto per lui sono tutti uguali, non esistono differenze di ideali o scopi nel gioco delle spie, il male sta sia a destra che ha sinistra e chi lo combatte può solo stare nel centro opponendosi ad entrambi i fronti.

Supremacy

Cupo e adrenalinico “The Bourne Supremacy” mantiene le linee tracciate dal primo, tipo l’ambientazione europea, lo stile lineare ma funzionale dello svolgimento narrativo, ma non si tira indietro quando è ora di aggiungere carne sul fuoco. Il personaggio e tutti quelli che ruotano intorno ad esso ora hanno il loro spessore risultando quantomai credibili, ogni figura che interagisce con Bourne è una pedina di un gioco più grande proprio come lui. Grengrass muove ogni elemento con distacco e freddezza perfetti per un film del genere, riempie un vaso di Pandora in cui è impossibile trovare qualcuno dall’animo candido.

Il regista inglese dipinge un gioco di sfumature dove nessuno è ciò che sembra, dove le certezze non esistono e la lotta per sopravvivere agli “squali” è continua, chi non lotta paga pegno e questo corrisponde con la morte. Perfetto seguito che ripesca il plot dell’agente smemorato ben sfruttato nel primo episodio, “The Bourne supremacy” ne eleva ogni qualità, riuscendo anche a creare il giusto punto di partenza per un’ulteriore capitolo della saga, che a questo punto attendiamo con ansia.

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3.5
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