The Batman

The Batman – A tratti ingenuo ma incredibilmente riuscito

Batman creato da Bob Kane e Bill Finger per i fumetti della DC Comics nel 1939, ha goduto di svariate trasposizioni tra cinema e televisione. Ma se per il piccolo schermo, soprattutto le serie animate, hanno sempre in qualche modo convinto il pubblico a cui facevano riferimento, la stessa cosa non si può dire delle apparizioni sul grande schermo del personaggio. Riuscite sempre in maniera alternata, Batman ha trovato in Tim Burton prima e Christopher Nolan poi, le figure che più di tutte dietro alla macchina da presa, sono state in grado di costruirgli una precisa dimensione ed identità cinematografica. Burton negli anni ’90 si concentrava molto sugli antagonisti e il barocchismo visivo, mentre Nolan centralizzando l’attenzione su Batman stesso riflette sulle scelte che un eroe è costretto a compiere. Entrambi i registi hanno lasciato un’impronta indelebile sul personaggio, a volte aderendo perfettamente al materiale di partenza, altre tradendolo vistosamente, ma riuscendo comunque a convincere il pubblico, da quello più esigente conoscitore delle storie disegnate, a quello che quando calano le luci in sala vuole solamente uno spettacolo d’azione.

Batman

Ora a riscrivere le nuove derive del crociato di Gotham City, troviamo Matt Reeves, reduce dai successi dei capitoli conclusivi della trilogia dedicata a “Il pianeta delle scimmie”, immaginario fantascientifico che il regista americano curiosamente condivide proprio con Tim Burton, che nel 2001 apponeva la propria firma sul remake della pellicola di Franklin Schaffner. Questo nuovo corso dell’eroe della DC Comics non poteva che iniziare nel migliore dei modi con questo “The Batman”, film che riesce a coniugare spettacolo e autorialità, una messa in scena sontuosa che restituisce la foga e la brutalità di un uomo, un moderno Davide che lotta contro Golia, qui rappresentato dalla politica che va a braccetto con il crimine, ma anche dalla follia di un uomo che si fa chiamare l’enigmista, disperato, alienato, che ha deciso di portare alla luce il marcio della città e distruggerlo.

Batman

Il film inizia durante la notte di Halloween a Gotham City. Criminali più o meno feroci girano per le strade della città, ma basta che nel cielo appaia il simbolo di un pipistrello per incutere loro un terrore tale da scappare. Quel simbolo è un avvertimento, significa che qualcuno sta richiamando l’attenzione di Batman, un vigilante mascherato che si muove al di sopra della legge aiutando i cittadini, come pure le forze di polizia. Ma questa notte non sarà come tutte le altre, un folle sociopatico sta per mettere in moto una delle più grandi rivoluzioni che la città abbia mai visto. In piena campagna elettorale, un assassino che si fa chiamare l’enigmista, uccide il sindaco uscente, lasciando sul luogo del delitto un messaggio per Batman. Ben presto il vigilante e la polizia comprenderanno che questo è solamente l’inizio. Non resta loro quindi capire le motivazioni che muovono la follia di questo spietato criminale, così da fermarlo mettendo fine a una efferata catena di omicidi che sta colpendo le più alte cariche cittadine.

La paura è uno strumento. Quella luce nel cielo non è solo un richiamo. E’ un avvertimento.

Difficilmente al cinema assistiamo a una “prima volta”, nemmeno “The Batman” riesce in questo, nonostante a fine visione con ancora le musiche (splendide) di Michael Giacchino che girano nella mente, si tenda a pensare di non aver mai assistito a nulla di simile prima d’ora, almeno per quel che concerne il cinema tratto dai fumetti. Questa sensazione di euforia durante i titoli di coda è dovuta alle scelte, alcune coraggiose altre necessarie, compiute da Reeves nella messa in scena come pure in fase di scrittura, sua infatti anche la sceneggiatura assieme a Peter Craig (“The Town”). Una di queste, la prima con cui si viene in contatto, è l’aver relegato a uno scontato immaginario pop la genesi del protagonista (come fecero i Marvel Studios con lo Spider-Man interpretato da Tom Holland), concentrandosi subito sul modo in cui questo si muove nel mondo che lo circonda (finalmente Gotham City torna a essere viva e pulsante).

Ormai più di tre, ma potremmo dire anche quattro, generazioni di spettatori hanno incrociato la loro strada con il personaggio tra cinema e televisione, evitare l’ennesima messa in scena del dramma adolescenziale che porta un ragazzino a diventare un vigliante mascherato, non è effettivamente necessario. Quindi Reeves con questa presa di posizione narrativa, può portare non solo Batman/Bruce Wayne (qui degnamente incarnato da Robert Pattinson), verso altre derive narrative, ma può staccarsi anche dal background classico su cui chi lo ha preceduto ha da sempre basato le fondamenta del personaggio (nemmeno Snyder con il suo bieco “Batman v Superman” riuscì a privarsi di questo retaggio narrativo).

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E come il regista decide non mostrare “la genesi” del vigilante, sceglie prima di tutto raccontare una storia in cui lui esiste già per la città e la polizia, ma anche di farlo agire molto spesso nell’ombra, perché prima che un miliardario desideroso di diventare eroe, il suo Batman è un cowboy, un moderno John Chance, deciso a mettere fine alla criminalità che scorre in una prigion senza sbarre che è Gothman (nuova terra di frontiera). La prima entrata in scena del personaggio che sbuca da un’ombra senza fine, con questo suono ritmato che ricorda degli speroni è così potente e allo stesso tempo cosi caratterizzante, da spazzare via ogni altro Batman apparso prima. Reeves scopre subito le sue carte dimostrando di aver idee molto chiare da dove partire e, soprattutto, dove arrivare con il racconto che porta sullo schermo. Bastano esattamente i primi minuti della titanica durata che sfiora le tre ore per rimanere elettrizzati dal racconto.

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Ma quanto appena scritto è solamente una delle tante parti di un’opera che si ciba di tutto il cinema possibile. Nella costante penombra e oscurità della magnifica e hopperiana fotografia di Greig Fraser (“Dune“), si consuma un’epopea filmica che non ricorda solamente il western, ma forte di un’intelaiatura da detective story, il film strizza poderosamente l’occhio sia al noir che al thriller, abbracciando un’insperata epicità nella sua parte finale. Ed è proprio l’ultima parte a convincere meno della pellicola, quando la storia deve iniziare a raccogliere quanto ha seminato in precedenza e giungere a un epilogo. Qualcosa in “The Batman” a un certo punto cortocircuita e, guarda caso, avviene quando si sceglie di dare maggior spazio al passato di Bruce Wayne, piuttosto di approfondire i motivi che spingono il villain a compiere determinate scelte/azioni.

E quando si ha un Paul Dano nei panni de l’enigmista, spiace che gli venga concesso così poco spazio, depotenziando di fatto le motivazioni socio/politiche che muovono il suo personaggio. A questo si aggiungono alcuni momenti che vorrebbero commuovere, ma che fallisono per via del poco spazio lasciato ad alcuni personaggi cui fanno riferimento. Certo è che nel dire questo si sta cercando il proverbiale pelo nell’uovo, di fronte ad un’opera che comunque vuole prima di tutto essere intrattenimento di qualità e infatti, “The Batman” è esattamente questo, un’opera “oversize” non priva di difetti, ma i cui pregi sono talmente luminosi da nascondere anche quelle poche ombre che si porta appresso. Lo avevo scritto sopra, al cinema ormai le emozioni da “prima volta” non esistono più, ma se ci fossero un maggior numero di titoli come “The Batman” difficilmente troveremmo motivi validi per rimanere lontani da una sala cinematografica.

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Al cinema ormai le emozioni da “prima volta” non esistono più, ma se ci fossero un maggior numero di titoli come “The Batman” difficilmente troveremmo motivi validi per stare lontani da una sala cinematografica.
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