In "La notte del giudizio per sempre," la quinta puntata della saga, la reintroduzione dello sfogo annuale negli Stati Uniti porta al collasso sociale. Il cambio di regista, con Everardo Gout, conferma la tendenza del franchise a privilegiare lo spettacolo sull'approfondimento narrativo. Il film, sebbene mostri idee interessanti, risulta un thriller convenzionale e stanco che spreca il potenziale della sceneggiatura.
In un cinema costruito sulla sovrabbondanza digitale, di cui lo stesso “Armageddon” è in parte pioniere, il film di Michael Bay sembra il perfetto esorcismo per chi cerca un divertimento non seriale e interconnesso ad altro.