Superman Returns

Superman Returns – Gli eroi tornano a volare.

Sono passati diversi anni da quando l’eroe in calzamaglia azzurra e mantello rosso si aggirava per i cieli di Metropolis, probabilmente mancava a molti questo suo disaffezionamento al proprio lavoro/status di eroe, come ad altri della sua scomparsa non si sono minimamente interessati. Negli anni la gente del mondo si è dimenticata della sua città, delle sue origini, ma soprattutto di lui, “Superman” (Brandon Routh), alieno dai poteri incredibili mandato da suo padre sulla terra per poter vivere la propria vita aiutando chi abbisogna di lui.

Ma ora l’uomo d’acciaio è tornato, la terra sembra averne nuovamente bisogno nonostante gli anni passati in sua assenza, la natura umana ricca di emozioni uniche va salvaguardata, come vanno fermati criminali quali Lex Luthor (Kevin Spacey) dalle loro manie di grandezza, allo stesso modo il nostro eroe deve farsi da parte di fronte all’inadeguatezza dei suoi poteri rispetto ad una cosa semplice e complicata come l’amore per la mai dimenticata Lois Lane (Kate Bosworth), la quale però ora ha una famiglia ed obbiettivi diversi da conseguire.

– Diario di un Cinefilo Pigro

“Superman Returns” di Bryan Singer (“I soliti sospetti”) è un film su un titano che solca il cielo e aiuta tutti coloro in difficoltà, un messia solitario che dai cieli dello spazio ascolta ed osserva tutta la terra alla ricerca del momento, della molla, per cui scrollarsi di dosso la solitudine ed abbracciare la notorietà datagli da persone stupite da quello che non comprendono. Che si tratti di fermare un aereo in caduta libera, o spostare un’isola lui si imola a salvatore di una razza a lui inferiore, ma per questo principale ed ipocrita motivo va salvaguardata.

Il regista newyorkese ricrea alla perfezione momenti indimenticabili che restituiscono all’eroe per antonomasia il lustro perso negli anni, i quali ci hanno fatto dimenticare di lui a favore di ragazzi che tessono ragnatele, mutanti in cerca di comprensione razziale, ed uomini vestiti da pipistrello in cerca di riscatto. Ma nel tempo le cose sono cambiate sia per l’uomo d’acciaio che per lo spettatore, ed infatti se agli albori lui dominava lo schermo oltre ai cieli, oggi la sua figura ha lasciato spazio ad altri eroi, ognuno di questi a misura d’un preciso stato di coscienza umano.

– Diario di un Cinefilo Pigro

Se infatti possiamo vedere in “Spider-Man” la gioia di vivere dettata dall’inesperienza adolescenziale, negli “X-Men” il desiderio di sopravvivenza ed uguaglianza obbligato dalla paura generata per ciò che non si conosce, in “Superman Returns” osserviamo una storia che rimane con gli occhi puntati sull’ingenuità di un cinema d’altri tempi, ai quali appartengono sicuramente i capitoli precedenti dell’eroe di Kripton. Questo purtroppo rende i cieli del film di Synger metafora dello stesso, nuvole dalla nulla consistenza vengono squarciate dall’eroe con la stessa facilità con cui lo spettatore potrebbe fare con la sceneggiatura, il contenuto è incredibile, vera materia di cui sono fatti i sogni/fumetti per lettori/visori di ogni età, ma la consistenza è nulla.

Il tallone d’Achille dell’intera produzione sta nell’aver spinto un po’ troppo il pedale sull’invicibilità del protagonista rendendolo del tutto inumano, ricordandosi troppo tardi d’inserire dei punti deboli, i quali portano all’errore umano un semi-dio. Ed è proprio nella parte finale che lo spettatore si sveglia dal torpore, nei momenti in cui l’eroe invincibile diviene fautore della sua stessa sorte, per una distrazione semplice, per un trasporto emotivo legato all’ira che si addice più ad un’uomo che ad un salvatore.

– Diario di un Cinefilo Pigro

Fino a quel punto purtroppo noi assistiamo alle mirabolanti gesta dell’eroe con la coscienza che non potremmo mai vivere un’avventura simile, cosi per la quasi totalità del film ci chiediamo il significato di trattare lo spettatore come un vero e proprio essere inferiore. Ma “Superman Returns” nasce da principio con coordinate impostate sulla meta dello stupire, molte delle emozioni che potevano essere connesse a questa sensazione vengono negate, per cui verso la fine che l’eore voli o si schianti al suolo allo spettatore importa veramente poco, anche se lo spettacolo bello o brutto in entrambi i casi è garantito.

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