Super 8 – Ricordi nell’era digitale
Anni ’80 (1979 per l’esattezza), un gruppo di ragazzini, un cortometraggio da realizzare, una trama interessante da trovare ed una creatura aliena nel mezzo, che regalerà loro un’estate irripetibile ed indimenticabile. Questo è quanto serve sapere sulla trama di “Super 8”, parlare per approfondirla sarebbe superfluo perché prima di tutto il film del regista J.J. Abrams è uno spettacolo semplice di una “classicità di genere” disarmante, ma allo stesso tempo dannatamente funzionante nel racchiuderne all’interno la propria semplicità l’amore verso i film d’avventura per famiglie, tipici degli anni in cui il film stesso è ambientato.
Prodotto da Steven Spielberg, “Super 8”, più che una “operazione nostalgia” per rinverdire i fasti di un cinema smarrito, è la ricostruzione di ricordi perduti, o meglio sostituiti da pellicole sempre più spesso, create per essere consumate da un pubblico ormai globailizzato nello sguardo, più incline ad una visione in chiave “fast-food” di quanto viene proiettato sullo schermo.
“Super 8” diventa nel 2011 (oggi) una piccola perla, ove nell’amalgamare cose già viste, con una estetica decisamente più moderna (e anche eccessivamente patinata nel suo modo di ricostruire gli anni ’80), riesce pur nei sui difetti (che non sono pochi, e che faranno indispettire una parte di pubblico) a risvegliare lo sguardo attraverso il cuore, appagando allo stesso tempo la mente, raccontando una storia che prende per mano lo spettatore di ogni età, per trasportarlo nella cittadina di Lillian vista attraverso gli occhi (ancora sognatori), dei suoi protagonisti.
Il film di Abrams prende per bene le distanze dalla filmografia per ragazzi in salsa Disney fatta di bambini che cantano, ballano (ovviamente bellissimi e casti), ed hanno un futuro spianato dal successo dopo una scelta “difficile”. Scarta a priori l’idea del singolo per costruire un gruppo variegato di protagonisti oggi outsider (negli anni ’80 sognatori), quasi più alieni della creatura che terrorizza la città se visti con gli occhi della moderna estetica.
Il regista americano costruisce un’avventura per tutta la famiglia in grado (come avviene anche nella pellicola stessa) di far riabbracciare i padri ai propri figli, garantendo uno spettacolo emozionante, pauroso con quel piccolo apostrofo al film nel film che passa inosservato fino ai titoli di coda. “Super 8” è una piccola perla per i giovani di ieri, per quelli di oggi e probabilmente anche di domani, da vedere e rivedere al cinema o sul divano di casa in compagnia di qualcuno che ancora crede nei sogni.