Star Wars IX – L’ascesa di Skywalker – Solo per i fan
“I morti parlano”. La prima scritta che compare sullo schermo durante le classiche parole di raccordo tra un capitolo e l’altro della saga. Dopo le due ore e venti di film però, se rimanevano zitti era decisamente meglio. L’ultimo capitolo di questa nuova trilogia mette in luce qualcosa che già nel precedente “Gli ultimi Jedi” era stato fatto in modo meno diretto e più elegante. Questa nuova epopea non è indirizzata ai vecchi fan (almeno non solo), ma a reclutarne di nuovi, se nel farlo ne viene sacrificato nessun problema, perdite necessarie per ampliare a dismisura la platea.
Da un punto di vista produttivo è assolutamente accettabile, il pubblico è cambiato e per quanto poco romantico, oggi il cinema blockbuster è un “organismo” che deve vivere anche, se non di più, al di fuori della sala cinematografica. Che il fine ultimo di molte produzioni sia vendere merchandise non è un problema, o almeno non lo è fino a quando questa esigenza non porti a dirottare scelte stilistico/narrative che intaccano il film. Ne “L’ascesa di Skywalker” succede proprio questo, personaggi di ogni tipo entrano ed escono di scena senza alcun minimo approfondimento o arco narrativo solamente per far numero o peggio, sono inseriti per portare avanti la storia che altrimenti si troverebbe bloccata in un punto morto.
Il racconto ha un ritmo sincopato perché se ci si ferma anche solo un minuto su quanto si è appena visto, ci si rende conto di quanto imbarazzante e basilare sia la scrittura del racconto. Ovviamente tra qualche mese sugli scaffali di negozi vari troveremo tutti stampati su magliette, tazze, pupazzi e via così, i nuovi personaggi inseriti in questo nuovo deludente capitolo. Una cosa non si troverà più tra qualche mese nella mente del pubblico, il ricordo di questo film. Capiamoci per tutta la sua durata la pellicola intrattiene e stordisce, ma lascia un costante senso di smarrimento nei confronti di quello che si sta vedendo.
L’intera storia è incredibilmente indecisa se dare maggiormente peso a Rey o a Kylo Ren, i due sono protagonisti delle sequenze più memorabili ma che non riescono mai a stupire, perché a questo film manca il tempo, manca respiro di trama. Vien da chiedersi se quanto messo sulla scacchiera nei precedenti episodi non fosse sfruttabile in modo diverso (vedi Poe ad esempio), piuttosto che andare ad aggiungere ulteriori personaggi a consumo istantaneo. J.J. Abrams torna in regia e nel tentativo di rimediare a tutte le critiche del precedente capitolo, dirige un film completamente impersonale, preoccupato a nascondere la polvere sotto il tappeto di casa (Rian Johnson nel decostruire l’archetipo aveva rischiato e quel lavoro viene spazzato via).
Se con quel pseudo remake che era “Il risveglio della forza” si respirava epicità e una buona scrittura dei personaggi (pagando il prezzo di un riciclo forzato del canovaccio di “Una nuova speranza”), con questo seguito J.J. non sembra nemmeno lo stesso regista, anzi vien quasi da dubitare che lo abbia diretto nella sua interezza. Di fronte a “L’ascesa di Skywalker” è facile rimanere comunque soddisfatti, specie se si è amanti della saga di lunga data, ma è difficile anche per il più sfegatato dei fan non accorgersi di quanto questo sia un film debole, afflitto da vistose cadute di stile, permeato di un “anonimato filmico” che non avrebbe meritato.
Magari serviranno più di una visione, ma prima o dopo chiunque si accorge che questo titolo è nato per accontentare quasi tutti subito ed essere dimenticato in breve tempo, come se gli Skywalker fossero un argomento che si era costretti a liquidare per poter creare nuove avventure in piena libertà. Se il futuro dopo questo ultimo episodio è una nuova saga che magari farà della crossmedialità con le serie televisive in produzione il fulcro dell’esperienza cinematografica, allora è giunto il mio momento di salutare la saga. Prima o poi il marketing doveva mettersi al posto della creatività e questo non è avvenuto tanto tempo fa in una galassia lontana, ma nel periodo natalizio dell’anno 2020.