Star Wars: Il risveglio della forza

Star Wars: Il risveglio della forza – 1977/2015

Sembra chiaro che con “Star Wars: Il risveglio della forza” tutto debba ricominciare, è necessario trovare un punto di ripartenza ma per riuscirci è inevitabile lo scontro/confronto con il passato. Questo passaggio è obbligatorio nel momento in cui ci si deve confrontare con un film quale “Star Wars – Una nuova speranza”, pietra cinematografica della fantascienza moderna, ibrido di generi che dal 1977 ad oggi è ancora esempio di intrattenimento industriale. Negli anni una saga che fagocitava al suo interno miti, religioni e altro ancora rielaborando tutto attraverso lo sguardo tecnologico di George Lucas (regista di revisioni impossibili), è divenuta a sua volta mito per almeno due generazioni di sognatori (i fan).

Star Wars: Il risveglio della forza

Con chiaro in mente il peso da sostenere per approcciarsi a questo immaginario cinematografico e trovare un punto zenith da cui riavviare la storia, J. J. Abrams in regia e Lawrence Kasdan allo script (assieme anche a Michael Arndt), hanno creato “Star Wars: il risveglio della forza”, che se da un lato non si assume il rischio di intraprendere nuove derive visive, dall’altro è il miglior seguito possibile (l’unico?). Questa nuova avventura al suo interno contiene tutto quello che ha reso celebre la saga, ma lentamente procede alla sostituzione degli elementi fondanti.

Star Wars: Il risveglio della forza

Nel 2015 bisogna necessariamente archiviare le icone del passato, altrimenti si rimane schiacciati nel ricordo delle stesse e delle loro azioni, perfetta sintesi di questo è il dialogo impossibile tra Kylo Ren (il cinema oggi) e i resti di un passato Darth Vader (il cinema ieri) che stima senza però averlo mai conosciuto se non nei racconti che vengono tramandati (come gli spettatori che si avvicineranno con questo film alla saga).

Star Wars: Il risveglio della forza

Per compiere ciò “Star Wars: il risveglio della forza” fa propria la struttura de “Una nuova speranza” riproponendo praticamente la stessa ossatura narrativa (un remake mascherato), ma innestando al suo interno nuovi elementi che lentamente sostituiranno completamente le memorie di un passato che non può essere superato (il film del 1977 rimarrà inarrivabile per sempre), non può essere riscritto, ma solamente lasciato a brillare nei ricordi.

Star Wars: Il risveglio della forza

“Star Wars: il risveglio della forza” ha sullo sfondo una memorabilia visiva (astronavi dell’impero abbattute e consumate dalla sabbia del deserto come fossero relitti d’imbarcazioni dimenticate per fare un esempio) che restituisce l’impressione di ritrovarsi a casa, ma è una sensazione che dura un momento visto che tutto quello che era familiare è logorato dal tempo, dai trent’anni passati dalle vecchie avventure e su questo sfondo inizia nuovamente un racconto di formazione, che però non è solo dei protagonisti, ma del film stesso dato che anche la pellicola deve trovare il giusto percorso per poter abbandonare il padre originale del 1977 (e la storia scritta da Kasdan è nuovamente un racconto sul rapporto padre/figlio).

Star Wars: Il risveglio della forza

In questo sua foga di abbandono la pellicola commette errori proprio come un figlio che sta crescendo dovrebbe fare, ma lentamente si eleva a opera nuova, sceglie una propria strada (così come i protagonisti), mostra un percorso che vuole essere scoperto, che crea la curiosità di tutte le cose incerte. “Star Wars – Il risveglio della forza” non sarà un film perfetto, probabilmente nemmeno il migliore diretto da Abrams, ma ha un merito incredibilmente grande, ricordare a chiunque perché l’occhio nonostante gli anni si lascia ancora affascinare da questa galassia lontana, lonata.

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