Spider-man 3 – Frantumi di passato
Terzo appuntamento con il ragno più famoso di tutti i tempi, ed altro capitolo portato a segno dal regista americano Sam Raimi che con un’atto di coraggio dirotta completamente le coordinate stilistiche/narrative su territori completamente nuovi e tortuosi rispetto ai primi due episodi. “Spider-man 3” è un film che osserva l’abisso dell’animo umano, per poi caderci verticalmente arrivando a terra trovando la speranza da regalare ai protagonisti, ed allo spettatore. Perché “Spider-man 3” mostra come la speranza di conseguire la propria felicità è più palpabile di quanto non si creda, anche se il prezzo per raggiungerla non è certamente basso.
La terza avventura del ragno è la più ambiziosa perché fa i conti con il passato che abbiamo visto nelle precedenti pellicole, le riflessioni sull’essere umano e la ricerca del suo angolo di paradiso sono espletate magistralmente da un Raimi, il quale non ha paura di sacrificare un ritmo omogeneo per raccontare una storia che, va sottolineato, non annoia nonostante la cospicua durata perchè tra tutte le cose che deve e vuole raccontare non smarrisce mai la strada da percorrere. Dal secondo episodio il tempo è passato; Spider-Man è ora amato dai cittadini di New York e Peter Parker (Tobey Maguire) ha al suo fianco la donna che ama (interpretata da una Kirsten Dunst sempre più brava).
Ma allo stesso tempo sia l’uomo che l’eroe devono fare i conti con un passato rappresentato dall’amico Harry Osborn (James Franco) in cerca di vendetta e dal vero assassino di suo Zio Ben un criminale di nome Flint Marko (Thomas Haden Church). Insomma nella vita di una New York pulsante le vite di Peter, Zia May (Rosemary Harris), Mary Jane e Harry sembrano puntini in mezzo ai caratteri dei titoli giornalistici. Ma sarà la perdità di memoria di Osborne, l’arrivo di un alieno simbionte che s’impossesserà sia di Spider-Man che di Peter e un sentimento di vendetta che anima le azioni dell’erore a movimentare ancora le vite di tutti i personaggi.
Con tre nemici in carne ed ossa e uno “spirituale” il nostro ragno di quartiere questa volta ne passerà di tutti i colori, in un film dove la telecamera cade verso l’abisso dell’essere anche lo spettatore diviene un Virgilio dell’animo umano. Non esiste redenzione in questi anni, ma solo ossessione del domani che promette un futuro felice, però l’unico che riuscirà effettivamente a viverlo seppur per poco sarà Harry Osborne, che in seguito ad una amnesia temporanea scorderà il passato ritrovandosi a vivere in un paese dei balocchi, circondato da agio e dagli amici che gli vogliono bene.
Passato e futuro si scontrano fin dai titoli di testa dove tra i ricordi cristallizzati dei primi episodi, troviamo il simbionte alieno che gira tra questi in cerca di un corpo da possedere. Un film atipico, più autoriale di quello che ci si potrebbe aspettare questo “Spider-Man 3”, il regista americano pone la sua visione crepuscolare ed il tema del passato che volente o nolente ritorna, proprio come già aveva fatto in “The Gift” divenendo con il suo occhio il vero protagonista della pellicola, accompagnando Peter Parker verso l’età adulta, formando legami con i precedenti capitoli, trasformando la trilogia in un racconto di formazione umana dai temi più profondi di quanto non ci si aspetta da questo genere di film.
Un incastro che pesca nello ieri un motivo per creare un domani, noncurante se alcuni personaggi sono inseriti al solo scopo di dare una continuazione futura alla saga, la vera cosa interessante è vedere come i personaggi conosciuti in questi anni siano diventanti umani, con peccati da redimere e ricordi da cui imparare. Le nostre vite sono la somma di tutte quelle con cui entriamo in contatto, così noi diamo a Peter qualosa per cui vale la pena di lottare, egli ci mostra che arrendersi non porta comunque ad una soluzione. Dobbiamo tutti ambire al nostro piccolo angolo di paradiso, anche se a volte per farlo bisogna arrivare a compiere il gesto più semplice ed importante di tutti, il perdono.