Sherlock Holmes – Divertente prima di tutto
Guy Ritchie e Lionel Wigram uniscono le forze per portare sul grande schermo “Sherlock Holmes”, il famoso investigatore residente nell’altrettanto celebre indirizzo londinese di Baker Street, al numero 221B. Nato dall’immaginazione dello scozzese Sir Arthur Conan Doyle, il personaggio ha già ispirato molte opere cinematografiche e televisive, ma quella proposta dalla coppia Ritchie/Wigram è una versione più giovane e dinamica dell’investigatore inglese. Ambientato in una Londra vittoriana dalle forti influenze steampunk, il duo di protagonisti interpretato da Robert Downey Jr. e Jude Law, rispettivamente Holmes e il suo compagno d’avventura John Watson, si muove in un racconto in bilico tra fumetto e la schizofrenia visiva del regista di “Snatch”.
Il film vede Sherlock Holmes e John Watson alle prese con il malvagio e astuto criminale Lord Henry Blackwood (interpretato da Mark Strong). Dopo essere stato arrestato dai due e giustiziato tramite impiccagione, Holmes e Watson si vedono nuovamente costretti ad indagare su di lui, poiché sembra essere risorto dalla tomba. Il mistero attorno a Blackwood si fa sempre più intricato, ma il duo riesce a dipanarlo grazie al supporto di Scotland Yard e alla splendida Irene Adler (interpretata da Rachel McAdams), una donna di cui Holmes è a suo modo innamorato. Scoprono un piano che coinvolge non solo la criminalità londinese, ma anche molte figure di spicco della nobiltà inglese.
Prodotto dal veterano Joel Silver, “Sherlock Holmes” rappresenta un punto molto importante nella carriera di Guy Ritchie dopo due poderosi insuccessi come “Travolti dal destino” e “Revolver”. Seguiti da una timida risalita rappresentata dalla commedia poliziesca da lui scritta e diretta “RocknRolla”, ora ha la possibilità di riabilitarsi presso il pubblico e, soprattutto, di avere successo al box office. Silver, dal canto suo, ha un disperato bisogno di un successo da proporre alla Warner Bros, casa di produzione con cui è storicamente legato, ma con la quale è ormai in cattivi rapporti. Regista e produttore trovano in “Sherlock Holmes” la pellicola perfetta per innescare la rinascita commerciale di entrambi.
Vista la premessa, Guy Ritchie bilancia il suo stile visivo e le sue caratteristiche di montaggio che il suo pubblico si aspetta, alle esigenze narrative. “Sherlock Holmes” non inizia con un ritmo troppo frenetico, ma il regista inglese dà spazio alle interpretazioni del cast scelto, frenando gli eccessi stilistici e mettendosi totalmente al servizio della narrazione. Il risultato è che questa nuova interpretazione del personaggio è figlia sia di Ritchie che dei suoi due attori protagonisti. Robert Downey Jr., nei panni di Holmes, può permettersi di essere eccessivo e spesso sopra le righe, ma l’attore americano sa perfettamente quali sono i limiti imposti dal suo personaggio.
Questo gli permette di essere accattivante sia per il pubblico che non ha mai letto i racconti, sia per quello che li conosce a memoria (anche se questi dovranno accettare alcune concessioni rispetto a questo adattamento). Tuttavia, a sorprendere ancora di più di Downey Jr. in “Sherlock Holmes” troviamo Jude Law nei panni del Dr. John Watson. L’attore inglese ha molto meno materiale da rispettare, il che gli consente di poter caratterizzare a proprio piacimento la celebre spalla di Holmes. Il risultato è un Watson che, sotto la scorza di fascino e risolutezza, rincorre l’azione come farebbe un ex militare che sente la mancanza dell’adrenalina del campo di battaglia, nonostante sia ormai in congedo.
In “Sherlock Holmes”, la regia di Guy Ritchie svolge un ruolo funzionale allo scopo, permettendo alla coppia di protagonisti di catturare l’attenzione del pubblico. L’ambientazione accattivante completa un quadro di grande impatto visivo. Tuttavia, l’intreccio investigativo si dimostra troppo esile per appassionare appieno e rischia di sprecare il talento del temibile Lord Henry Blackwood interpretato da Marc Strong, mentre l’affascinante Irene Adler di Rachel McAdams sembra essere relegata in un ruolo troppo marginale. In definitiva, questa nuova versione del personaggio è divertente e convincente, anche se il film risulterà maggiormente apprezzato da un pubblico incline ad accettare l’aggiornamento dei toni e delle situazioni.